Roma, Caritas: 10,3% popolazione in grave povertà

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Roma – Nel corso del 2020 in Italia si sono raggiunti i livelli di povertà assoluta più elevati degli ultimi 15 anni. Secondo i dati Istat il 9,4% dell’intera popolazione, pari a 5 milioni e 600mila, vive in povertà assoluta con un incremento di circa 2 punti percentuali rispetto al 2019.

Un’emergenza che trova un triste riscontro nei dati che fotografano il disagio sociale della Capitale, raccolti nella quinta edizione del rapporto ‘Povertà a Roma: un punto di vista’, realizzato dalla Caritas diocesana e presentato questa mattina in una conferenza stampa nella sala Ugo Poletti del Vicariato di Roma.

I dati, che riguardano il periodo che va da gennaio 2020 a giugno 2021, restituiscono un quadro allarmante. Il 14,1% della popolazione della città è a rischio povertà e il 10,3% è in condizione di grave deprivazione materiale, un valore peggiore di tre punti rispetto alla media nazionale.

Nella Capitale, inoltre, le disuguaglianze reddituali si stanno sempre più acutizzando se si considera che il 41,1% dei cittadini presenta un reddito individuale pari o inferiore a 15.000 euro, mentre il 2,4% della popolazione romana può contare su redditi individuali superiori a 100.000 euro, pari al 18% del totale del reddito cittadino. Ci sono poi enormi disuguaglianze sociali fra i vari municipi della città; se nel I Municipio il reddito medio pro-capite si attesta sui 42mila euro, nel VI Municipio il dato non raggiunge i 19mila euro.

“Il sottotitolo di questo rapporto è un interrogativo: ‘false ripartenze?’- ha dichiarato il direttore della Caritas, Giustino Trincia- in realtà ci troviamo di fronte a più interrogativi. Quale presente? Quale futuro? Ora che è in corso la follia della guerra in Ucraina, e in tante altre parti del mondo. Ripartenze, ma per chi? Perché non ci sembra che dal punto di vista delle persone povere, ancora oggi, ci siano dei reali segnali di ripartenza”.

Degli interrogativi complessi rispetto ai quali, secondo il direttore della Caritas, dobbiamo però mantenere uno sguardo positivo, perché non mancano i segnali incoraggianti. Innanzitutto il “grande moto di solidarietà e contrarietà alla guerra” che sta attraversando la Capitale, le opportunità offerte dai fondi del Pnrr, dal Giubileo del 2025 e le speranze per Expo 2030.

“Fra Pnrr e Fondo Nazionale Complementare verranno investiti complessivamente 8,2 miliardi nel lazio, 4,6 per Roma e Provincia- ha detto Trincia- ora si tratta di spenderli bene, con una visione politica di lungo termine, che è mancata alla nostra città negli ultimi anni. Il Pnrr non può essere solo un motore di opere pubbliche, deve puntare a una trasformazione profonda territorio, per rimettere le persone e la loro dignità al centro della città”.

Anche dal punto di vista della condizione lavorativa, la popolazione romana fa molta fatica. Il tasso di occupazione si attesta al 62,6%, quasi 10 punti percentuali in meno della media europea. Si tratta inoltre di lavoro povero e precario, con il dato allarmante del 21% dei lavoratori che ha contratti a termine da più di 5 anni. Non stupisce quindi che, nell’arco di tempo preso in considerazione, ben 16121 nuove persone si siano rivolte ai centri d’ascolto parrocchiali e diocesani.

“Questo rapporto ci ricorda purtroppo che le misure straordinarie che sono state adottate durante la pandemia hanno sicuramente attutito una crisi che sarebbe stata devastante, ma purtroppo non hanno impedito che i settori piu fragili, già gravemente provati, ricevessero un ulteriore colpo nelle loro condizioni di vita”, ha detto collegandosi da remoto il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri.

Per questo il tema della riduzione delle distanze e delle disuguaglianze di questa città è fondamentale. Noi abbiamo cercato di affrontarlo con le linee programmatiche e i primi atti concreti, a partire dal bilancio che abbiamo dovuto approvare di corsa, ma grazie al quale siamo riusciti ad aumentare le risorse per le politiche sociali”.

Parlando dei fondi del Pnrr, Gualtieri ha ricordato che grazie a una “intensa dialettica” con il governo, la Giunta capitolina è riuscita ad aumentare la quota di investimenti destinati alla città. Per quanto riguarda le politiche sociali “ora contiamo di avere 55milioni di euro su tre ambiti- ha spiegato il sindaco- 16 milioni per il sostegno alle persone vulnerabili e non autosufficienti, 21 milioni per percorsi di autonomia per persone con disabilità, e 18,5 milioni per l’housing first e stazioni di posta”.

Concentrandosi sull’emergenza abitativa, Gualtieri ha poi annunciato che la giunta sta lavorando a “un piano pluriennale di interventi perché bisogna innanzitutto aumentare la dotazione”.

“Proprio oggi in giunta abbiamo aumentato la quota disponibile per evitare, quando si fanno sgomberi, di lasciare in mezzo alla strada le persone che hanno bisogno- ha aggiunto- cerchiamo anche di dotarci di strumenti normativi per una gestione più intelligente di questa materia, ma alla base di tutto c’è la questione della dotazione del patrimonio abitativo sociale, su cui stiamo lavorando anche in sinergia con la Regione Lazio”.

Sul tema del lavoro, infine, il sindaco di Roma ha annunciato che partiranno a breve dei tavoli per “redigere un grande patto per il lavoro di qualità e lo sviluppo, con tutte le forze sociali e imprenditoriali”.

“Speriamo che anche voi vorrete contribuire a questa visione di politiche integrate, che devono riguardare la quantità ma anche la qualità del lavoro- ha concluso- per il superamento delle forme di sfruttamento e illegalità, ma anche delle situzioni di precarietà che condizionano così fortemente le scelte di vita e l’autonomia di una persona”. La conferenza si è chiusa con l’intervento del cardinale Angelo De Donatis, vicario del Papa per la Diocesi di Roma, che ha spiegato il senso del titolo del rapporto.

“Lo abbiamo chiamato ‘Povertà: un punto di vista’ perché si fonda sull’ascolto degli ultimi, che conosciamo come categoria sociologica, ma non come volti e storie- ha detto De Donatis- lo studio cerca di far emergere la povertà da una prospettiva che va oltre le statistiche ufficiali, e si concentra su coloro che non hanno voce. Scopriamo allora che nella nostra città esistono migliaia di persone che vivono in solitudine, che non hanno mai avuto un reddito regolare, che non riescono ad accedere al servizio sanitario pur avendone diritto, che erano già in grande difficoltà prima dell’arrivo della pandemia e che ora si trovano completamente esclusi dal sistema di aiuti”. (Agenzia Dire)

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