Salute mentale, importante personalizzare terapie

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Roma – Personalizzazione della terapia, Impatto socioeconomico del farmaco, Aderenza alle terapie e Integrazione nel percorso terapeutico. Sono i quattro punti chiave intorno a cui dovrebbe ruotare la terapia farmacologica dei pazienti con disturbi mentali, secondo quanto emerso dalla tavola rotonda conclusiva dell’incontro ‘Salute mentale in Regione Lazio – Team multidisciplinare e prospettive future’, patrocinato dalla Società italiana di farmacia ospedaliera e dei servizi farmaceutici delle aziende farmaceutiche (Sifo) e con il contributo non condizionante di Otsuka e Lundbeck, svoltosi ieri a ROMA presso il complesso monumentale Santo Spirito in Sassia (Sala Alessandrina).

Un evento in cui, partendo dalla fotografia scattata sulla situazione della Regione Lazio, si è data ospitalità ai contributi di numerosi esperti e stakeholders per delineare una ‘mission’ generale da seguire, una road-map da tenere a mente se si intende davvero dare una soluzione efficace a problematiche sempre più complesse.

Riguardo al primo dei quattro punti chiave individuati, la personalizzazione della terapia, gli esperti sono stati concordi nell’ammettere che le cure non possono essere standard, ma vanno declinate sul singolo individuo, in base alla sua storia clinica ed alle sue caratteristiche biologiche.

Tuttavia, se questa visione della cura è già avanti in alcune branche della medicina, nella salute mentale sembra ancora non essere riuscita a trovare il giusto spazio. È emerso inoltre che il farmaco per le patologie mentali ha anche un valore socioeconomico, che va oltre il beneficio clinico in sé. Dopo anni di tagli alla sanità e di sottovalutazione della salute mentale, hanno inoltre constatato i partecipanti alla tavola rotonda, oggi in Italia permane un forte ‘unmet need’, inteso come bisogno di cura ancora non soddisfatto.

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza e i relativi fondi potrebbero avere un impatto decisivo sull’introduzione di nuovi farmaci all’interno delle strutture ospedaliere. Molto importante per una buona qualità di vita dei pazienti con disturbi mentali è anche l’aderenza alle terapie. Su questo fronte, l’innovazione farmacologica è di grande aiuto. È necessario, infine, integrare i diversi aspetti della cura, ovvero la parte psicoterapeutica e quella farmacologica.

L’integrazione è e deve essere l’obiettivo principale rispetto al percorso terapeutico: il lavoro da fare è quello di integrare l’ospedale con il territorio, mantenendo una continuità di presa in carico del paziente che faccia sì che, una volta superata la fase acuta e stabilizzato, il paziente non rischi di trovarsi senza punti di riferimento.

Diversi gli specialisti ed esperti che hanno partecipato alla tavola rotonda: Roberta Di Turi, direttore del dipartimento dei Servizi della ASL Roma 3; Fulvio Ferrante, direttore del dipartimento di Diagnostica e assistenza farmaceutica della ASL di Frosinone; Giampiero Forte, direttore dell’unità operativa complessa di Farmacia ospedaliera della ASL Roma 5; Lorella Lombardozzi, dirigente dell’area Politica del farmaco della Regione Lazio; Alessandra Mecozzi, direttore dell’unità operativa complessa di Farmacia ospedaliera e verifica appropriatezza prescrittiva della ASL Roma 2; Roberta Pavan, direttore dell’area del Farmaco della ASL Roma 1 e Gerardo Miceli Sopo, direttore del dipartimento dei Servizi della ASL Roma 2.

Un disturbo molto diffuso del quale si è parlato nel corso dell’incontro è la depressione che, ha rimarcato Giuseppe Nicolò, direttore del dipartimento di Salute Mentale della ASL Roma 5, “non va sottovalutata, ma va riconosciuta precocemente, individuata con accuratezza e curata con trattamenti psicoterapici e anche farmacologici quando necessario.”

“La scienza ha fatto dei passi da gigante nell’ambito di nuovi trattamenti farmacologici che- ha chiarito l’esperto- sono sempre più tollerabili. Al contempo, gli interventi psicosociali come i social skill training, la cognitive remediation, la terapia cognitivo comportamentale, la psico educazione devono costituire il trattamento standard per ogni persona affetta da psicosi. Il supporto ai familiari e l’inserimento lavorativo completano lo standard minimo di trattamenti che una persona affetta da psicosi deve ricevere”, ha aggiunto.

Supporto ai familiari che andrebbe dato anche a livello economico, ha tenuto a sottolineare Francesco Saverio Mennini, professore di Economia Sanitaria e Economia Politica presso l’università degli Studi di Tor Vergata di Roma e presidente della Società italiana di health technology assessment (Sihta).

“Oltre ai costi diretti, bisogna considerare anche quelli indiretti- ha fatto notare l’accademico- I disturbi psichiatrici, infatti, impattano notevolmente dal punto di vista economico, perché vanno a gravare sui nuclei familiari all’interno dei quali sono inserite le persone che ne soffrono, sul sistema previdenziale e naturalmente, a cascata, sul Pil: ad esempio, con riferimento alla schizofrenia, i costi indiretti sono superiori a quelli diretti e arrivano a toccare 1,5 miliardi di euro”, ha concluso. (Agenzia Dire)

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