Sit-in a Tribunale Minori, mamma Chiara: mio figlio vuole vedermi

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Roma – “Non vedo mio figlio dal 6 ottobre del 2021 perché il Tribunale per minorenni ha definitivamente sospeso i contatti sia in presenza che a distanza”. A parlare della sua situazione ai microfoni della Dire è mamma Chiara (nome di fantasia), che stamattina si è riunita insieme ad altre mamme e ad associazioni davanti al Tribunale per i minorenni per protestare e chiedere che la voce di suo figlio venga ascoltata.

Il bambino, che soffre di epilessia, le è stato tolto dopo una valutazione di Ctu (del 2016) che ha descritto la mamma super protettiva e ostativa al rapporto padre-figlio, come hanno riferito subito i legali alla Dire che allora seguivano il caso, quando avvenne il prelevamento dalla casa dove viveva con i nonni e la mamma.

“Mio figlio ha ben manifestato di voler tornare dalla mamma, vuole tornare nella sua casa, alla sua vita”, ha detto Chiara, che è riuscita a sentire il piccolo Luca (nome di fantasia)in due videochiamate a Natale e nel giorno dell’Epifania. Eppure, stando a quanto riferito al giudice dalla Casa famiglia, il bambino avrebbe dichiarato un “rifiuto” di incontrare la mamma, motivo per cui è stato sospeso qualsiasi tipo di incontro.

Ma Chiara alla storia del rifiuto non ha mai creduto: “Continueremo a lottare e per questo motivo oggi siamo qui davanti al Tribunale: per manifestare contro queste ingiustizie, perché questo non è l’interesse supremo del minore”.

Davanti al Tribunale per i minorenni insieme a Chiara, anche la consigliera della Regione Lazio Francesca De Vito, che ha visitato la struttura dove si trova il minore, e tante associazioni, tra cui Hermione, con il presidente Massimiliano Spinella, e Anfidu, l’Associazione nazionale Famiglie insieme per i diritti umani.

Proprio Paolo Roat, presidente di Anfidu, ha detto che “in Trentino il numero dei bambini allontanati è calato del 50%, proprio perché è iniziata una politica diversa e un diverso modo di aiutare le famiglie. Chiediamo- ha concluso- che tutte le strutture vengano chiuse altrimenti il problema non si risolverà. Vogliamo che gli operatori siano riqualificati per aiutare i bambini a casa loro, senza far licenziare nessuno”. (Agenzia Dire)

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