Smi Lazio: assistenza medici è impropria, bene il Tar

Roma – “Siamo stati privati per mesi delle USCA, con una gestione illegittima e contraria alle norme che ha esposto i medici di famiglia ad un caos, senza una regola sulla domiciliarita’, limitando le attivita’ delle USCAR ad effettuare tamponi in giro nel territorio del Lazio”. Cosi’ in una nota Cristina Patrizi, Responsabile Regionale Area Convenzionata del Sindacato Medici Italiani del Lazio commenta la sentenza del Tar Lazio che accoglie il ricorso dello SMI sui compiti delle USCAR.

“Incaricare i medici di medicina generale- afferma Smi Lazio- del compito di assistenza domiciliare ai malati Covid risulta in contrasto con la normativa emergenziale.”

“Infatti, per effetto delle disposizioni regionali della Regione Lazio i medici di medicina generale risultavano investiti di una funzione di assistenza domiciliare ai pazienti Covid del tutto impropria, che per legge dovrebbe spettare unicamente alle Unita’ Speciali di Continuita’ Assistenziale (Usca).”

“I medici rischiavano, cosi’, di essere distolti dal compito di prestare l’assistenza ordinaria, a tutto detrimento della concreta possibilita’ di assistere i tanti pazienti non Covid, molti dei quali affetti da patologie anche gravi.”

“I medici per mesi sono stati lasciati soli ad assistere tutta la popolazione ed anche i pazienti Covid e sospetti covid, investiti di una funzione domiciliare, ostinatamente reiterata con atti successivi e anche recenti, di questa Regione, in contrasto con la normativa nazionale. Cio’ ha esposto medici e cittadini ad un rischio epidemiologico ed infettivo del quale qualcuno dovra’ rispondere!”

“Siamo soddisfatti del grande riconoscimento delle nostre sacrosante rivendicazioni a tutela dei medici di medicina generale del Lazio e dei cittadini di questa regione, per le quali questa miope gestione regionale, con un Coordinamento Uscar assolutamente autoreferenziale e mai concordato con la categoria medica, ha danneggiato la concreta realizzazione della presa in carico domiciliare dei pazienti Covid e sospetti Covid. Si era addirittura legiferato finanche di effettuare visite domiciliari da affidare ai medici delle UCP con un vulnus drammaticamente serio”.

Secondo il sindacato “e’ ora di dire basta, e’ ora che regione Lazio capisca quanto e’ stata finora mal consigliata. Si convochi subito le parti per concertare atti e organizzare finalmente la rete territoriale di emergenza covid.”

“I medici di famiglia sono stanchi di vedersi affidare compiti inutili e impropri come i tanto sbandierati tamponi antigenici e necessitano di concreto sostegno per la gravosa gestione domiciliare dei pazienti covid e sospetti covid e di voltare pagina!”

“Questo deve servire per comprendere quanti errori sono stati finora fatti da chi riteneva, che bastasse dire signorsi’, con Accordi Nazionali di categoria e regionali, siglati solo da organizzazioni che evidentemente hanno supinamente accettato slogan promossi da una politica poco attenta alla realta’ del territorio”, conclude Patrizi.