Stefania Iasonna: non si deve parlare di gigante buono

Roma – “Parole come ‘tempesta emotiva’ o ‘gigante buono’ devono uscire dal linguaggio delle sentenze e dei giornali. Sara, per Vincenzo, era una cosa da possedere, e l’omicidio non e’ stato che l’ultimo atto di un’escalation di violenze psicologiche e stalking”. Cosi’ Stefania Iasonna, l’avvocata che e’ stata al fianco della madre di Sara di Pietrantonio nell’iter processuale che ha portato alla condanna di Vincenzo Paduano, ex fidanzato della ragazza, all’ergastolo. L’avvocata e fondatrice dell’associazione no-profit ‘Cassandra D’, che si occupa di supportare le persone vittime di violenza, stalking e discriminazione, e’ intervenuta all’agenzia di stampa Dire per ricordare Sara con i ragazzi delle scuole romane in occasione di un evento organizzato da Diredonne e diregiovani.it.

“Questa sentenza e’ stata importante anche perche’ per la prima volta ha invertito un sistema, ha smosso qualcosa di importante- ha continuato Stefania Iasonna- Queste sentenze intervengono quando la societa’ e’ pronta: il cambiamento sta avvenendo perche’ qualcosa sta cambiando”. Il riferimento e’ appunto alla condanna di Vincenzo Paduano all’ergastolo. Una pena che e’ stata inflitta proprio perche’ l’accusa e’ riuscita a dimostrare che l’omicidio e’ avvenuto dopo due anni di stalking. Una violenza piu’ sottile che e’ emersa solo dopo la lettura dei messaggi scambiati tra i due ex fidanzati.

“Vincenzo non l’aveva mai minacciata direttamente, quindi e’ stato molto difficile dimostrare che c’era comunque una forma di violenza. Sara per lui era una cosa da possedere- ha continuato l’avvocata- Adesso il nostro compito e’ andare nelle scuole per raccontare la storia di Sara e far si’ che non ci siano mai piu’ casi come il suo”.