Svegliati (San Camillo): prevenzione K seno autopalpazione e controlli

Roma – Quale sono i numeri del tumore alla mammella in Italia, ogni quanto e’ bene fare i controlli? Qual e’ il rischio per le donne che hanno o hanno avuto un caso di malattia pregressa in famiglia? Devono sottoporsi ad esami diversi? La relazione di Francesca Svegliati, Uosd Diagnostica per immagini in senologia e referente della Breast Unit dell’azienda ospedaliera San Camillo Forlanini di Roma, ha relazionato su “I numeri del tumore al seno e la diagnosi precoce”, nel corso dell’evento promosso da Fondazione Ibm e Donna Europa Italia per rispondere proprio a queste domande.

“Che cos’e’ il tumore alla mammella? E’ un’anomala proliferazione di cellule- spiega la Svegliati- del tessuto mammario. La neoplasia si differenzia in vari stadi. Nel 2019 sono stati diagnosticati 53mila nuovi casi di tumore alla mammella; questo solo per dare l’idea del numero del problema in Italia.”

“Questo tipo di tumore e’ il primo ad essere diagnosticato e rappresenta il 14% di tutti i tumori diagnosticati sia negli uomini che nelle donne, e il 30% di tutti tumori diagnosticati nelle donne.”

“Dai 0 a 49 anni, il tumore alla mammella rappresenta il 41% di tutti i tumori diagnosticati. In Italia ci sono 800mila donne che hanno avuto una diagnosi di tumore alla mammella e rappresentano il 43% di tutte le donne con una pregressa diagnosi di tumore.”

“E 37mila di queste sono affette da tumore alla mammella metastatico. Se una donna 1 su 8 nel corso della vita si ammala di tumore al seno, anche gli uomini hanno la possibilita’ di ammalarsi.”

“Dunque 1 uomo su 565 si ammala di tumore al seno. Gli uomini maggiormente a rischio sono coloro che hanno una familiarita’ o presentano una mutazione genetica. E quindi questo fa comprendere come la prevenzione e’ importante anche tra gli uomini”.

“Se abbiamo visto quali sono fattori di rischio non modificabili nell’uomo- prosegue l’esperta- questi si presentano anche nella donna e sono rappresentati: dall’eta’, dalla densita’ mammaria, da un precedente trattamento radioterapico, da una familiarita’ o se si e’ state affette da una patologia maligna precedente.”

“Dagli ultimi studi poi e’ stato dimostrato come le donne che presentano un seno denso, hanno la possibilita’ dalle 2 alle 6 volte in piu’ di ammalarsi e quindi hanno la necessita’ di maggiore sorveglianza spesso ad un anno. Man mano che aumenta l’eta’ fino a 69 anni successivamente il rischio decresce.”

“La fascia dai 50 ai 69 anni il rischio e’ maggiore ecco perche’ e’ l’eta’ target sulla quale e’ previsto dal Ssn lo screening organizzato. Inoltre la familiarita’ incide del 7% sulle diagnosi costituisce tumori ereditari con mutazione genetica che hanno una elevata possibilita’ di ammalarsi.”

Come impatta la mutazione genetica? “Molto- prosegue la dottoressa Svegliati- Le donne affette da mutazione Brca1 presentano un tumore con caratteristiche biologiche che lo rendono piu’ aggressivo. Tali donne hanno maggiore possibilita’ di recidive e si ammalano di carcinoma ovarico.”

“L’espressione Brca2 da’ comunque la possibilita’ di ammalarsi di piu’ di cancro al seno dal 20 al 40%, ma inferiore a coloro che presentano la mutazione Brca1.”

“La mutazione Brca2 colpisce inoltre il 6% di pazienti uomini che si ammalano di carcinoma mammario. A tal proposito e’ partito nella regione Lazio lo screening per consulenza genetica per individuare i cluster familiari con mutazione affinche’ il percorso di cure sia personalizzato”.

“Oggi la mortalita’ si e’ abbassata perche’ si cura prima e meglio. La diagnosi precoce e l’avvio dei programmi di screening, nuovi trattamenti e strutture specializzate oggi-ribadisce- sono strumenti vincenti che abbassano notevolmente il rischio di mortalita’ per questa patologia.”

“Le donne con sintomi percio’ devono essere prese in carico in strutture specializzate. Nella Regione Lazio sono presenti 15 breast unit per la presa in carico e trattamento della donna con tumore seno”.

Qual e’ il percorso di sorveglianza che tutte le donne dovrebbero seguire? “Le donne a basso rischio- prosegue l’esperta- devono fare autopalpazione del seno una volta al mese, dai 25-40 anni e’ necessario sottoporsi ad una ecografia e visita annuale, dai 40 ai 50 ad mammografia e visita, dai 50 ai 69 anni mammografia con inserimento all’interno dei programmi di screening con controllo biennale.”

“Mentre le donne ad elevato rischio devono seguire un programma diverso e piu’ stringente, spesso all’esame clinico si associa una ecografia semestrale associata al una RM annuale in tutte le fasce d’eta’ all’interno di centri senologici e breast unit. La mammografia e’ l’indagine di prima scelta e che e’ in grado di ridurre la mortalita’ per il tumore alla mammella”.