Tornato a Roma convoglio Croce Rossa, in Italia 83 profughi ucraini

Roma – Un convoglio della Croce Rossa Italiana è appena rientrato a Roma, questa mattina, dopo 96 ore di viaggio, da Leopoli. Ha trasportato in Italia 83 ucraini, per lo più donne, anziani e bambini (il più piccolo di 4 mesi) molti dei quali in condizioni di fragilità. A fare il punto della situazione, poco dopo l’arrivo dei profughi nel centro logistico della Cri del Trullo, nella Capitale, dove le persone hanno ricevuto un primo pasto caldo, è stato Ignazio Schintu, direttore delle operazioni e delle emergenze e soccorsi della Cri.

“Siamo partiti venerdì mattina e siamo arrivati in un centro di racconta di Leopoli per le persone fragili- ha spiegato- l’operazione è stata concordata con la Croce Rossa dell’Ucraina mentre in Italia abbiamo avuto il supporto della Protezione Civile, di alcune associazioni del terzo settore, tra cui l’Arci, della Regione Piemonte e di istituti religiosi come il Cottolengo, che ha messo a disposizione 12 posti per lungodegenti.”

“Le persone sono state smistate in diverse regioni, in alcuni casi dai parenti qui in Italia, e in alcuni casi hanno già raggiunto la loro destinazione: a Catania, Avezzano, Verona. Come detto 21 in Piemonte, a Settimo torinese, grazie alla Regione. E poi 8 in Umbria, 8 in Basilicata, 3 in Toscana a Pistoia, 17 in Puglia, 14 in Abruzzo. Qui a Roma sono arrivate 29 persone che però poi verranno destinate in parte in Puglia e a Potenza”.

“Per fare tutto questo- ha aggiunto Schintu- servivano risorse. Ecco perché abbiamo lanciato una raccolta fondi, una delle poche cose che funziona. Senza donatori questa missione cosi difficile e complessa non sarebbe stata possibile. Stiamo dando un notevole contenuto con mezzi e personale e se ci saranno le condizioni di sicurezza torneremo. Qui, intanto, abbiano allestito una prima accoglienza per queste persone”.

“La situazione a Leopoli è surreale- ha concluso- in quella città le persone continuano a vivere normalmente ma le sirene suonano e la gente muore, anche di fame. Ci sono cadaveri per strada e macchine distrutte. Io spero che queste persone possano a tornare a casa presto. Ma questo conflitto, anche se dovesse finire domani, lascerà il segno per diversi anni”. (Agenzia Dire)