Trump. La carta vincente o la mano perdente per l’America?

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donald-trumpAlla fine è arrivato per davvero, Donald Trump. Gli americani l’hanno fatta grossa e ora comincia il loro periodo berlusconiano. Trump sarà un disastro per il paese e per il mondo o finirà per essere soltanto un incurabile gaffeur, come al solito, ma sottoposto alla tutela di una coorte di teste d’uovo che gli scriveranno i discorsi, piloteranno le sue scelte e, per dirla in parole povere, lo guideranno col filocomando?

Se fossi nel Congresso, opterei per quest’ultima scelta. D’altra parte i Repubblicani controllano sia la Camera che il Senato. Vedremo in futuro se le bizzarre idee di Donald sul commercio mondiale, sui diritti delle minoranze, sulla circolazione delle armi, sull’immigrazione e sulle relazioni internazionali si tradurranno in scelte concrete o rimarranno a livello di sparate per la stampa, come è nel personaggio.

Faremmo meglio a sperare che Trump si riveli un presidente inutile, piuttosto che un presidente spregiudicato e impulsivo e che lo staff che gli metteranno intorno sia in grado di contenerne le intemperanze mediatiche, specialmente quando rilascia dichiarazioni ai media.

In altre parole, spero che le sue sparate siano “emendate” prima di finire sulle prime pagine dei giornali e su internet, perché quel che abbiamo visto in questo anno di campagna elettorale è solo un pennacchio di fumo, mentre i prossimi quattro anni potrebbero essere pesanti come un’incudine di ferro.

Ora voglio dire qualcosa di estremamente serio, però. Pensiamo a tutte le zone di crisi internazionale nel mondo che richiedono l’immediata attenzione del Presidente. Cosa faranno gli USA nello scacchiere mediorientale, specie in Siria dove la Russia sta sempre più prendendo piede? E cosa accadrà sul fronte est della Nato fra i paesi dell’ex blocco socialista e, di nuovo, la Russia? Come evolveranno le relazioni fra USA e UE anche alla luce della Brexit e delle crescenti tensioni fra l’Italia e la Commissione Europea?

Poi c’è il mar cinese meridionale che quasi certamente sarà il punto di caduta di moltissime tensioni geopolitiche nel prossimo futuro dato il riarmo cinese, i timori giapponesi per le rotte commerciali e petrolifere che vi transitano. Infine c’è da tenere in debito conto il buon vecchio compagno Kim Jong Un e le conseguenti paure sudcoreane di perdere l’ombrello militare a stelle e strisce.

Trump dovrà iniziare subito ad occuparsi di queste questioni e molte altre, di tipo interno, quelle che ha sollevato durante la sua campagna elettorale, alcune delle quali incideranno profondamente sul volto della società civile americana (qualcuno ha detto “più incidenti con armi da fuoco fra polizia e popolazione afroamericana nelle grandi città”? Non l’ho detto io, ma se dovessi scommettere su un aumento dei “riot” urbani nei quartieri neri o ispanici, lo farei di certo).

In ogni caso, inizia l’era Trump e speriamo che sia l’epoca di “Donald il gaffeur” e non quella di “Trump lo spostato fuori controllo”. Vedremo nei prossimi mesi.

 

Cosimo Benini

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