Udienza su cimitero feti, Differenza Donna: trovare responsabili

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Roma – Differenza Donna a fine settembre 2020 ha riscontrato la presenza al cimitero Flaminio di Roma di una vasta area con centinaia di sepolture identificate con il nome di donne che si sono sottoposte ad aborto terapeutico, senza che le donne ne fossero mai state informate.

In seguito a questa vicenda Differenza Donna, ricorda l’associazione in una nota, ha subito presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Roma “alla luce della violazione sistematica della riservatezza delle donne coinvolte, ultimo atto di denigrazione tra i molteplici riservati alle donne che si sottopongono alle procedure autorizzate dalla legge 194 in un contesto come quello italiano caratterizzato da una diffusa obiezione di coscienza del personale delle strutture sanitarie”.

All’esposto di Differenza Donna ha fatto seguito la denuncia di alcune delle donne che avevano segnalato di aver rinvenuto il loro nome esposto nel cimitero Flaminio. Questa mattina si è tenuta l’udienza di discussione dell’opposizione all’archiviazione, presentata sempre da Differenza Donna.

Dalle indagini, scrive l’associazione, “è emersa, secondo la Procura, una condotta oggettivamente illecita: sono state violate le norme a presidio della riservatezza delle donne, tuttavia la Procura non considera provato il dolo, ossia la coscienza e la volontà di ledere deliberatamente la privacy. Secondo la Procura, infatti, gli indagati si sono trovati a operare in un contesto privo di normativa chiara e univoca”.

Differenza Donna si è opposta alla richiesta di archiviazione, chiedendo al GIP “di ordinare un approfondimento delle indagini: riteniamo infatti che le norme a tutela della riservatezza delle donne in ordine a qualsivoglia iniziativa che riguardi la salute sessuale e riproduttiva siano chiare, così come quelle che disciplinano il trattamento su larga scala dei dati sensibili, quali sono tutte le informazioni che riguardano i trattamenti sanitari.”

“Merita un approfondimento investigativo la finalità per cui le donne sono state esposte a questo trattamento. Quanto accaduto e ancora in atto è, infatti, una procedura deliberata, che normalizza la stigmatizzazione e l’esposizione pubblica delle donne che abortiscono e persegue uno scopo duplice: da un lato gli ospedali risparmiano i costi di uno smaltimento come rifiuti speciali, dall’altro si alimenta uno spazio pubblico funzionale agli obiettivi dei radicati movimenti anti-choice attivi sul territorio”.

“Differenza Donna- dichiara Elisa Ercoli presidente dell’Associazione- sostiene le donne che hanno denunciato per le violazioni subite nei cimiteri dei feti, le loro narrazioni non possono non essere ascoltate e di conseguenza non riteniamo possibile non indagare per trovare chi ne è responsabile.”

“Come Associazione abbiamo denunciato pubblicamente e con forza questa pratica, recandoci al cimitero dei feti a Roma richiamando l’attenzione (e l’incredulità) di moltissimo media stranieri. Oggi stiamo assistendo le donne vittime di questa inaccettabile violenza, coinvolgendo in questa battaglia comune tutta la rete che con noi opera per il contrasto alla violenza: esigiamo sia fatta chiarezza su fatti gravi che violano i diritti e la libertà delle donne”. (Agenzia Dire)

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