Un Corteo pacifico trasformato in feriti e devastazioni

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    foto annamaria marziano/macro-lab

    Una manifestazione annunciata come ‘arrabbiata’ ma pacifica trasformata in guerriglia. Una piazza, San Giovanni, per anni luogo di manifestazioni sindacali e battaglie democratiche trasformata in teatro di scontri tra manifestanti e forze dell’ordine. La rabbia degli indignati a Roma non ha trovato spazio schiacciata dalla violenza di gruppi che hanno messo a ferro e fuoco la città. Una battaglia che lascia sul campo almeno una ventina di feriti, danni e devastazione per la capitale, teatro solo pochi mesi fa di nuovi scontri in occasione della manifestazione degli studenti del 14 dicembre. Un blindato dei carabinieri dato alle fiamme, auto incendiate lungo il percorso del corteo, vetrine infrante, lanci di pietre, banche e negozi assaltati, lanci di sampietrini, bombe carta . Un’escalation di violenza iniziata poco la partenza del corteo da piazza della Repubblica. Un corteo lunghissimo, colorato, dove i cori di studenti, operai e disoccupati sono stati coperti dai primi atti vandalici avvenuti in via Cavour. Un gruppo di persone, tutte vestite di nero, a volto coperto e con i caschi in testa ha sfondato prima la vetrina di una banca per poi dare alle fiamme due auto. Atti di teppismo che si sono verificati lungo tutto il percorso. Una guerriglia che non risparmiato neppure le chiese: presa di mira la parrocchia di San Marcellino e Pietro, tra via Labicana e via Merulana e la basilica del Massenzio che è stata occupata da una gruppo di manifestanti. Il parroco della Chiesa di San Marcellino e Pietro, parlando con l’Adnkronos ha detto: «non giudico, ma si è trattato di un oltraggio gratuito». I feriti trasportati in ospedale sono stati quarantacinque con contusioni, escoriazioni e ferite lacero contuse sono in tutto una ventina. Tranne per il manifestante ferito alla mano si tratta di codici di media e bassa entità. Circa 25 manifestanti sono stati soccorsi e medicati sul posto nell’area di San Giovanni. Grosse le difficoltà per i soccorritori per raggiungere i feriti dati i blocchi stradali e i tafferugli. A via Labicana, un gruppo di incappucciati ha preso di mira anche le telecamere di alcuni palazzi, mentre ad alcuni fotoreporter sono stati oscurati gli obiettivi con vernice nera. Il fotoreporter dell’Adnkronos, Cristiano Camera, è rimasto ferito, colpito alla testa, nei pressi di piazza San Giovanni da un gruppo di violenti e ha dovuto ricorrere alla cure ospedaliere. Assalti che spesso hanno avuto come obiettivo le forze dell’ordine: un blindato dei carabinieri è stato date alle fiamme. Un’alta colonna di fumo si è levata dal mezzo che i manifestanti hanno continuato ad attaccare con fumogeni e bombe carta. I militari all’interno sono riusciti ad abbandonare il blindato in tempo, mettendosi in salvo. Una violenza che i manifestanti pacifici hanno provato più volte ad arginare. Un gruppo di pacifici ha attraversato piazza San Giovanni con le mani alzate gridando ‘no alla violenzà e ‘vergognà mentre i violenti continuavano a lanciare oggetti contro i blindati delle forze ordine. Più volte si sono levati applausi anche per l’intervento della forze dell’ordine con gli idranti. Una giornata d’inferno per la capitale che ha trovato la condanna di tutte le istituzioni. «Adesso gli indignati sono i cittadini romani. Mi auguro – ha detto il sindaco della capitale Gianni Alemanno – che i manifestanti pacifici e le forze dell’ordine isolino i violenti e li mettano in condizioni di non nuocere ulteriormente alla nostra città». Di violenza inaudita ha parlato il presidente della Regione Lazio, Renata Polverini. «Siamo vicini a chi ha manifestato pacificamente e ai romani – ha sottolineato – che hanno visto sfregiare la città da una minoranza di teppisti e delinquenti che non possono restare impuniti, come troppo spesso accade. Questi violenti vanno individuati e devono rispondere degli atti inaccettabili di cui si sono resi responsabili». Condanna per la violenza è arrivata anche dal presidente della Provincia di Roma , Nicola Zingaretti. «Le violenze, le devastazioni e gli episodi di teppismo – ha sottolineato – che si sono verificati nelle vie di Roma, sono assurdi e ingiustificati e devono essere condannati con la massima fermezza. Mi auguro che i responsabili che oggi hanno offeso Roma e la sua storia siano individuati dalle forze dell’ordine e sanzionati come meritano». «Indignato contro i black bloc». Sulle pagine di facebook è tanta la rabbia dei giovani indignati pacifisti per gli episodi di violenza scatenati durante la protesta dagli incappucciati. «Se questi sono gli indignati italiani io ne ho schifo» si legge sul social network aggiornato da continui post. E ancora altri commenti: «La cosa giusta sarebbe denunciare chi ferisce la causa con la violenza gratuita». Anche su Twitter e altri siti web giovani condannano i violenti che durante la protesta hanno dato fuoco ad auto e blindati della polizia, preso a sassate forze dell’ordine e manifestanti, assaltato banche. «Avevano annunciato una manifestazione pacifica. Vergogna», «solo in’Italia non è possibile lottare con giustizia», incalzano dalle pagine di Twitter. C’è chi si chiede chi pagherà i danni causati alla città mentre si protesta per una crisi che coinvolge il paese intero, e i più sdegnati constatano che «oggi il movimento degli indignados è finito». Un coro unanime di condanna della violenza e di solidarietà alle forze dell’ordine si è levato dal mondo politico. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha espresso «preoccupazione per le inammissibili violenze». «Gli incredibili livelli di violenza raggiunti da un nutrito gruppo di facinorosi nella manifestazione di Roma – ha detto il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi – rappresentano un segnale molto preoccupante per la convivenza civile. E devono essere condannati da tutti senza remore. I violenti vanno individuati e puniti». «I responsabili dei gravi disordini odierni – ha ribadito il presidente della Camera Gianfranco Fini- hanno deturpato l’immagine di civiltà di Roma e dell’Italia e colpiscono anche tutti quei manifestanti che stanno cercando di rappresentare pacificamente le proprie ragioni». «Manifestare è un diritto fondamentale ma questo – ha aggiunto il presidente del Senato Renato Schifani – non significa poter compiere atti di violenza, saccheggi, teppismo, aggressioni, iconoclastia o devastazioni di luoghi istituzionali. Tutto ciò è gravissimo e inaccettabile». Il Presidente nazionale di Sel Nichi Vendola ha spiegato che «sono andate in scena due manifestazioni. Una è quella meravigliosa di centinaia di migliaia di persone che hanno lavorato per portare i loro simboli, per manifestare pacificamente lo spirito di rivolta contro un destino di precarietà che rischia di risucchiare il senso della vita di questa generazione. Dall’altra parte c’è stata un’altra manifestazione. Quella di minoranze di teppisti, di black block che come si è visto, sono innanzitutto in azione per togliere la scena agli ‘indignati’, per prendere loro la parola, e loro parlano bruciando auto e rompendo telecamere». Le drammatiche immagini e notizie degli scontri che si susseguono a Roma tra gruppi di manifestanti violenti e forze dell’ordine stanno facendo il giro del mondo. Il sito del New York Times, riferisce del lancio di lacrimogeni da parte della polizia contro i manifestanti violenti, così come la Bbc, dà notizia degli scontri in corso nella Capitale. La Cnn parla di «centinaia di anarchici» che stanno turbando il «corteo pacifico» degli indignati. Il sito dello spagnolo El Mundo apre con le immagini delle auto in fiamme nel centro di Roma. Il francese Le Figaro riferisce di «migliaia di manifestanti» nelle strade delle città di tutto il mondo e di «scontri a Roma». «Violenze a Roma mentre la protesta si fa globale» è invece il titolo del Washington Post. Anche la tedesca Frankfurter Allgemeine Zeitung riporta le notizie degli scontri nella Capitale, riferendo di «alcuni manifestanti mascherati che hanno dato fuoco a diverse auto e altri hanno incendiato le bandiere italiana e europea». L’agenzia Nuova Cina parla di «proteste degenerate» e dell’intervento della polizia con idranti e gas lacrimogeni per «disperdere i violenti».

     

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