Vaccino ai caregiver del Lazio: la speranza e i dubbi dei genitori di Antonello

Roma – Antonello ha 14 anni, una grave disabilita’ e una plurimalformazione che hanno reso necessaria una tracheostomia, ma non gli hanno impedito di andare sempre a scuola e condurre una vita simile a quella dei suoi amici, seppur molto piu’ faticosa e complicata. Finche’, un anno fa, la pandemia ha investito il mondo e ha rivoluzionato la sua vita.

“Da un anno ormai non va a scuola – ci racconta la mamma, Raffaella – Troppo pericoloso per lui, molto esposto a infezioni respiratorie. Quest’anno abbiamo chiesto l’istruzione domiciliare, ma non e’ stata ancora attivata. Di didattica a distanza non se ne parla, i suoi compagni sono in classe e lui e’ a casa, completamente senza scuola da ormai 12 mesi. A luglio abbiamo chiesto il nulla osta, perche’ fosse trasferito in una scuola piu’ idonea alle sue e alle nostre esigenze, ma ad oggi non abbiamo ricevuto risposta”.

Ma non e’ solo la scuola che manca: “La pandemia ha aggravato il nostro isolamento, costringendoci a ridurre drasticamente i contatti sociali. Gia’ eravamo abbastanza soli, perche’ una condizione come questa necessariamente crea isolamento: ma il Covid ha peggiorato la situazione. Abbiamo l’assistenza della Asl con personale ridotto e il comune ci passa due ore e mezza di neuropsicomotricista a distanza: per il resto, zero. Siamo soli, noi e lui. E aspettiamo con ansia un vaccino che almeno potrebbe farci stare piu’ tranquilli”.

Il vaccino Antonello non puo’ farlo, avendo 16 anni. Ed e’ il motivo per cui “lo teniamo in una bolla – ci racconta il papa’, Fabrizio – Usciamo a prendere un po’ d’aria, ma non possiamo piu’ entrare con lui da nessuna parte: nel supermercato, per esempio, dove lui attaccava bottone con tutti, perche’ gli piace stare in mezzo alle persone. Ma io e mia moglie dobbiamo lavorare, non possiamo blindarci in casa: cosi’ viviamo nell’angoscia di portargli il virus a casa. Usiamo tutte le accortezze: indossiamo i dispositivi quando siamo accanto a lui, cerchiamo di non avvicinarci troppo e al primo starnuto, subito corriamo a farci un tampone. In casa non entra nessuno, solo noi e gli assistenti, che per fortuna ora sono tutti vaccinati. Ma allora perche’ non vaccinare anche noi, che ufficialmente non siamo operatori sanitari, ma di fatto lo siamo?”.

Perche’ “in questo marasma – osserva Raffaella – l’unica speranza che vediamo sono le vaccinazioni, per proteggere i nostri figli. Se loro sono troppo giovani per essere vaccinati, vaccinassero almeno noi: se io e mio marito ci ammaliamo e magari finiamo in ospedale, Antonello che fine fa? Ora hanno aperto le prenotazioni nel Lazio, ho saputo. Ci hanno dato un numero, mi attacco al telefono e cerco di capire, perche’ non sono sicura che riguardi anche noi”.

Per adesso, infatti, il Lazio ha attivato le prenotazioni per i caregiver di “soggetti in assistenza domiciliare integrata sottoposti a ventilazione meccanica assistita”, ma “Antonello non e’ ventilato – precisa il papa’ – se non in caso di emergenza. Potremo vaccinarci lo stesso? E quali sono i tempi?”.

Le domande sono tante e per ora senza risposta, mentre l’ansia cresce ogni giorno e dura ormai da un anno: “l’angoscia principale, per tutti genitori con figli disabili, qualsiasi sia la disabilita’, e’ il pensiero di cosa accadra’ domani, quando loro, i genitori, non ci saranno piu’. Ecco, noi viviamo cosi’, con l’angoscia di un ‘dopo di noi’ che temiamo possa arrivare prima del previsto. Con il vaccino, potremo almeno allontanarlo”.