Ainis: e ora le riforme, una per volta

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    Nell’editoriale di oggi su Repubblica, Michele Ainis punta il dito su aspetti del voto al referendum sulla riforma Boschi che troppi sembrano non vedere: l’affluenza alle urne dimostra che esiste una energia civica degli italiani, ma solo quando riguarda le sorti della democrazia; si è votato sulla modifica della Costituzione, non sul governo Renzi e sulla sua politica; non è vero che sia finita per chissà quanto tempo la stagione delle riforme, anzi: adesso è il momento di ricominciare, ma affrontandone una per volta, senza minestroni immangiabili.

    Per Ainis l`oggetto del quesito “non era il (cattivo) carattere di Renzi, né il nostro rapporto con l`Europa. Era la Costituzione, tutto qui. Cambiarla o conservarla. E suona un po` paradossale la lettura che interpreta il successo del No come un voto di protesta: chi protesta vuol modificare l`esistente, in questo caso viceversa l`ha salvato. (…) Il quesito conta, mica si può ignorarlo. Altrimenti ignoreremmo la lezione che ci impartisce ciascun voto popolare. Specie in quest`ultima vicenda, dov`era in gioco la qualità della nostra vita democratica. E dove le lezioni, a conti fatti, sono almeno un paio”.

    Il primo punto per Ainis riguarda l`affluenza: “Coinvolge il 69% del corpo elettorale, superando di gran lunga il dato dei due precedenti referendum costituzionali (34% nel 2001, 52% nel 2006) e surclassando l`indice di partecipazione all`ultimo referendum abrogativo, quello dello scorso aprile sulle trivellazioni in mare (31%). Significa  che l`apatia elettorale di cui continuamente si discetta  non è un dato permanente: dipende dall`argomento, non dal sentimento. Significa altresì che in Italia circola un`energia civica, un senso d`affezione verso le sorti della democrazia. (…)”.

    montecitorioIl secondo punto indicato da Ainis riguarda le riforme: “Non è vero che ormai siano un capitolo chiuso, non è vero che la nostra Carta rimarrà
    inalterata per tutti i secoli a venire. Non è affatto questa la lezione della storia, dato che negli ultimi trent`anni ne abbiamo modificato 35 articoli, un quarto del totale. Nello stesso lasso di tempo, tuttavia, sono saltate per aria 3 Bicamerali, mentre 2 maxiriforme hanno incassato un niet dagli elettori (nel 2006 e nel 2016) . Per quale ragione? Perché i grandi rivolgimenti costituzionali nascono da un vissuto comune, da un`esperienza affratellante che permette di colmare divisioni politiche e fratture culturali. (…) Questa medesima unità è adesso replicabile soltanto su interventi chirurgici, puntuali. Su ammodernamenti progressivi, senza pretendere di riscrivere in un amen l`universo. Come d`altronde impone la logica dell`articolo 138 della Costituzione, e come in quest`ultima riforma avrebbe suggerito qualche grammo di prudenza”. (…) Il testo integrale dell’editoriale di Ainis si può leggere sulla Repubblica di oggi, nell’edizione cartacea o in quella digitale.

     

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