Ainis: Scafisti? No, vanno puniti come schiavisti

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    Davanti alla tragedia dei migranti trattati come merce deperibile, che finisce troppo spesso in fondo al mare, non si può soltanto commuoversi o protestare, bisogna in fretta reagire, trovare soluzioni operative e anche legislative. Non basta il silenzio, il menefreghismo dell’Unione europea a far danni, ci pensa anche l’eccesso di garantismo nell’applicazione delle leggi, che chiama e condanna come scafisti quelli che sono invece schiavisti. Sul problema punta il dito Michele Ainis con l’editoriale di oggi sul Corriere della sera, che richiama l’Hannah Arendt del “diritto ad avere diritti” per tutelare chi ne ha bisogno, distinguendo tra rifugiati perseguitati in patria e chi necessita di una protezione temporanea.

    Ma, dice Ainis, la seconda esigenza è di reprimere “perché c’è un delitto che non verrà punito mai abbastanza, in questa tragedia collettiva: quello degli scafisti, o degli schiavisti, se vogliamo chiamarli per nome e cognome. In Europa ci vorrebbe un altro Lincoln, per dichiarargli guerra. Sennonché gli europei non sanno più imbastire cariche, al di là dello scaricabarile. E il barile finisce regolarmente addosso a noi italiani. Ma l’Italia, il suo ordinamento normativo, quanto sa essere capace di castighi? E in che misura sa distinguere nel popolo che bussa alle sue porte?”.

    “La legge Turco-Napolitano – spiega Ainis – contempla il reato di favoreggiamento dell’immigrazione irregolare, punendolo con la reclusione fino a 5 anni; i topi d’appartamento rischiano 6 anni. È un errore: non si può essere garantisti con chi frusta questo carico umano per costringerlo all’obbedienza cieca, oppure lo scaraventa in mare. Poi, certo, esistono varie circostanze aggravanti. Tuttavia – per dirne una – l’anno scorso il Tribunale di Catania escluse l’omicidio volontario per due scafisti che avevano provocato la morte di 17 persone, contestando solo il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. E no, in questi casi i reati sono ben più gravi: sequestro di persona, riduzione in schiavitù, tratta di esseri umani. Applichiamoli, rendiamoli operanti”.

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