Carceri italiani, l’emergenz​a sta diventando una situazione cronica

Più informazioni su

    L’emergenza carceri è sempre più in primo piano: da fine settembre la capienza delle 206 strutture penitenziarie del Paese (161 case circondariali, 38 case di reclusione e 7 istituti per le misure di sicurezza) ha registrato la presenza di circa 67.428 detenuti. “E’ da tempo – rileva il Dr. Luca Frongia, segretario generale aggiunto del Libero sindacato appartenenti polizia penitenziaria LISIAPP – che richiama l’attenzione delle istituzioni e del mondo della politica sulla grave situazione penitenziaria del Paese, a rischio di implosione da un giorno all’altro”. La cifra di 67.428 detenuti, secondo il dirigente sindacalista, “in un paio di mesi non solo sara’ sicuramente superata ma che ragionevolmente si eleverà all’allarmante numero di 68mila detenuti presenti nelle carceri italiane entro la fine di quest’anno, che potrebbero diventare 100mila in poco meno di due anni, se non viene invertito il trend dei crescita dei ristretti”. In particolare, ci sono regioni (Emilia Romagna, Piemonte, Veneto, Lombardia, Toscana e Umbria) senza tralasciare le regioni del centro sud “in cui – spiega Frongia – la popolazione detenuta presente e’ numericamente maggiore non solo della capienza regolamentare ma addirittura di quella tollerabile”. L’attuale sovraffollamento, ribadisce quindi il Lisiapp, “va a discapito delle condizioni detentive in linea con il dettato costituzionale previsto dal terzo comma dell’articolo 27 e delle condizioni lavorative delle donne e degli uomini della Polizia penitenziaria che lavorano nella prima linea delle sezioni detentive. Un Corpo in cui si registrano carenze di organico pari a oltre 6/7 mila unità. A nostro avviso è necessario accelerare l’iter programmatico delle nuove assunzioni nel corpo ed individuarne risorse per prevederle – conclude Frongia – e rimodulare il complessivo sistema sanzionatorio del Paese. La classe politica ha colpevolmente perso l’occasione dell’approvazione dell’indulto per porre interventi strutturali in materia penitenziaria. E’ sostanzialmente necessaria una nuova politica della pena che, differenziando arrestati e condannati a seconda del tipo di reato commesso in una logica di riorganizzazione dei circuiti penitenziari, preveda una maggiore espansione dell’esecuzione penale esterna e l’impiego della Polizia Penitenziaria all’interno degli Uffici di esecuzione penale esterna con compiti di controllo. Ulteriori insensibilità sulla grave situazione penitenziaria non si possono più tollerare”.

    Più informazioni su