Le rubriche di RomaDailyNews - OPS - Opinioni politicamente scorrette - di Arrigo d'Armiento

CIRINO POMICINO: TORNARE AL MAGGIORITARIO E’ PEGGIO, OCCORRE IL PRESIDENZIALISMO

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    Finalmente qualcuno arriva a rivelare che il re è nudo. Il re in questo caso è la legge elettorale e il bambino che s’accorge della nudità è l’ex ministro Paolo Cirino Pomicino, che ha buon gioco a dimostrare che nei periodi in cui s’è votato con la legge elettorale proporzionale i partiti erano meno che nei periodi in cui s’è votato col maggioritario. Il fatto è, riassumiamo il pensiero di Cirino, che la stabilità del governo non c’entra niente col sistema elettorale, è il risultato della crisi dei partiti. E dalla crisi dei partiti, che non hanno più un legame col territorio e con gli elettori, si esce soltanto come ne è uscita la quarta repubblica francese: passando al sistema presidenziale, o semi-presidenziale.

    Va osservato che la tesi di Cirino è esattamente la stessa di Randolfo Pacciardi che, cinquant’anni fa, proponeva la stessa cosa: elezione diretta del presidente della repubblica (che i poteri presidenziali se vuole adoperarli già li ha, come ha dimostrato Napolitano), e elezioni col sistema proporzionale. Di seguito un brano dell’intervento di Cirino Pomicino sul Corriere della sera. Il resto è nel riassunto nostro e, ovviamente, in edicola.

    “Angelo Panebianco – scrive Cirino Pomicino – è tornato a parlare del sistema elettorale accusando di nostalgia quanti auspicano il ritorno al proporzionale e, aggiungiamo noi, alla preferenza. La politologia italiana in larga parte ha sostenuto, dopo il 1992, che il toccasana per questo Paese era un sistema elettorale maggioritario per garantire la governabilità. Sin quando non c`è stata la realtà a smentire la bontà di un sistema maggioritario in un Paese come il nostro con più opzioni politiche, quella tesi era un`opinione legittima come ogni altra. Dopo vent`anni persistere è qualcosa di più di un errore”.

    In quindici anni – continua Cirino –  il cosiddetto Mattarellum, di cui oggi si torna a parlare, ha prodotto oltre 15-16 partiti in
    Parlamento a fronte dei nove presenti nella cosiddetta prima Repubblica che aveva vissuto per oltre 40 anni con un proporzionale puro. Nel periodo 1994-2006 oltre duecento parlamentari hanno cambiato casacca, nei primi 40 anni uno solo ha cambiato partito se si esclude l`espulsione dal Pci di quelli del «Manifesto» e del dc Mario Melloni (l`indimenticabile «Fortebraccio») che aveva votato contro l`entrata dell`Italia nella Unione Europea Occidentale.

    Che altro deve accadere, si chiede Cirino Pomicino, perché si capisca che il sistema maggioritario uninominale a uno o a due turni produce frantumazione e penalizza la libera scelta degli elettori? (…) Per risolvere la crisi, dice Cirino, “non serve il maggioritario ma un sistema presidenziale con pesi e contrappesi come avvenne con la crisi della quarta Repubblica francese”.

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