Conferenza stampa di Zeman – Le Foto
Più informazioni su
Tredici anni fa aveva fatto le valigie promettendo a qualche amico che prima o poi sarebbe tornato. Ci e’ voluto un po’ piu’ del previsto, ma ora la sua profezia si e’ avverata. Non si sente cambiato, “ma forse mi conviene dire di si’…”. Zdenek Zeman parla di nuovo da allenatore della Roma e lo fa a modo suo, in modo schietto e spesso spigoloso. Il boemo ha firmato un contratto di due anni (con opzione sul terzo) con il club giallorosso ed oggi e’ stato presentato. “Zeman non e’ una seconda o una terza scelta, e’ la scelta”, ha precisato il direttore generale Franco Baldini. “Si sono dette tante cose su di lui: che ha un gioco attrattivo, che lavora bene con i giovani. Ma troppo spesso si e’ dimenticato quella fondamentale, che se lo merita”, ha aggiunto il dirigente giallorosso, prima di lasciare la parola e la scena al tecnico. “Sono contento, ringrazio la societa’ che ha fiducia in me e che mi ha portato di nuovo a Roma”, e’ la partenza in ‘ sordina’ di Zeman, che pero’ si e’ scaldato in fretta. “C’ e’ scritto in qualche interrogatorio del 2006 che gia’ in passato ero stato abbastanza vicino al ritorno ma che non si poteva…”.La Romadice di non parlare degli arbitri? “Penso che sia sbagliato, ma se la societa’ stabilisce che non si deve dire, visto che sono un dipendente, non ne parlero’. Non succede niente se si dice che l’ arbitro ha sbagliato qualcosa”. Luis Enrique? “Ogni allenatore ha le sue idee, lui ce l’ ha e molte sono anche buone. Io magari sono un po’ piu’ proiettato verso la porta avversaria…”. E giu’ applausi.
(Foto Massimo Silvestri – MacroLab – RDN)
E’ la prima volta che Zeman firma un contratto di due anni. “Al contratto ci ha pensato la societa’, io la penso sempre come la pensavo prima”, ha sottolineato. Ma quando gli e’ stata proposta la panchina della Roma, non ci ha pensato un attimo: “Io vivo e abito a Roma da 18 anni, la citta’ me la sento mia. Nel ’99 miero prefissato che prima o poi sarei tornato. Ora ci sono riuscito e sono felice, spero che dopo la stagione calcistica lo saranno anche gli altri. Se voglio vincere? Non ho visto uno che fa questo mestiere che non vuole vincere, il problema e’ cercare di fare meglio degli altri: ci si deve provare e ci si deve credere”. L’ esempio e’ quello del Pescara, la squadra che ha condotto alla promozione in serie A, un mix di esperienza e giovani talenti: “Li’ avevo sei under e sei grandi, poi Sansovini ha reso come i ragazzi anche se non e’ piu’ giovane. E’ chiaro che un allenatore preferisce avere sempre ragazzi che hanno voglia di imparare, ma non e’ detto che i vecchi non lo facciano. Aldair, ad esempio, mi ha dato e si e’ preso soddisfazioni”, ha detto ripensando alla sua prima Roma. Di mercato per ora non parla: “Inizia il primo luglio e per ora stiamo cercando di capire quello che c’ e’ e quello che non c’ e’. Mi auguro solo che riusciremo a trovare giocatori che fanno al caso nostro e che faranno vedere sul campo le loro qualita’. Verratti? Ha fatto un grande campionato e si e’ fatto notare, ma attualmente non c’ e’ niente”.
Inevitabile, pero’, parlare di Francesco Totti e Daniele De Rossi. Il capitano, ha detto Zeman, “e’ tesserato come calciatore, mi aspetto che faccia il calciatore e di gestirlo come il resto della squadra”. De Rossi, invece, “per me e’ un centrocampista e deve fare il centrocampista. Se ci sara’ la necessita’, e spero di no, dovra’ adattarsi ma non e’ quello che penso di fare”. Nessuna rabbia o sentimenti di rivalsa, nonostante la sua assenza prolungata dal calcio di vertice: “Non ho rivincite da prendermi. Anche se sono scomparso dal calcio che si scrive sulle prime pagine, il calcio l’ ho fatto. Per me non era problema di categoria ma di stare sul campo e insegnare qualcosa a qualcuno e questa possibilita’ l’ ho avuta. Penso di essere stato penalizzato, ma nonostante tutto ho fatto calcio ad Avellino e Foggia e mi sono divertito anche li’. Non mi arrabbio, pero’ peccato perche’ potevo dare qualcosa di piu'”. L’ obiettivo e’ semplice: “Spero che la squadra riuscira’ a dare emozioni e divertire la gente che poi viene allo stadio. E’ chiaro, non possono essere tutti d’ accordo. Ma uno spera di convincere anche gli scettici. Le emozioni sono di due tipi, ma sono sempre emozioni. Io voglio costruire una squadra che giochi calcio importante e che dia filo da torcere a tutti gli avversari”.
Rispetto al grande calcio che ha lasciato quando era alla Roma, e’ “cambiato qualcosa, 13 anni fa c’ erano squadre italiane che vincevano Champions e Coppe ed erano un esempio per il calcio mondiale, poi hanno lasciato un po’ di spazio a spagnoli e inglesi: secondo me ora c’ e’ un gap. I miei avversari mi criticano perche’ dicono che sono cambiato, quindi siamo a posto tutti. Ma poi parlera’ il campo…”. Le squadre di Zeman segnano tanto ma incassano anche tanti gol, anche se il suo Pescara ne ha presi di meno: “E’ normale che ogni tanto si rischia qualcosa, ma se fai 90 gol non ti preoccupi tanto se li prendi”, e’ la filosofia di Zeman. “La fase difensiva si fa sempre, ma penso che anche per i giocatori sia piu’ soddisfacente fare qualcosa quando si costruisce piuttosto che quando si distrugge”. Il suo unico cruccio e’ il tempo a disposizione: “Sono abituato a fare una preparazione che e’ la base per tutto l’ anno e a costruire le cose nei tempi, quest’ anno sono costretto a cambiare qualcosa e mi auguro che non mi cambiera’ il risultato”, ha detto tradendo un po’ di preoccupazione. “Questa Roma -ha ammesso- ancora non so come sara’, stiamo lavorando e dobbiamo costruire, poi ci sono elementi interessanti e spero che renderanno per quello che si dice”. Di certo, non e’ tornato solo per vincere derby: “La piazza di Roma la conosco, so che ci sono laziali e romanisti e per loro e’ diverso. Io come allenatore devo cercare di conquistare tre punti, sia che l’ avversario si chiami Juve, Lazio o Inter. Poi per me i derby piu’ belli sono quelli sulle tribune, li’ c’ e’ lo spettacolo vero. Sul campo nei derby di spettacolo se ne vede poco”