DEBITO PUBBLICO | ALESINA E GIAVAZZI ESORTANO IL GOVERNO A VENDERE E A RIDURRE LE TASSE

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    Alberto Alesina e Francesco Giavazzi si illudono che il governo dia retta alle loro sagge esortazioni, che ripetono anche oggi sul Corriere della sera. Per i due economisti, lo stato deve vendere tutto quel che può e ridurre contemporaneamente la pressione fiscale. “Ciò che ci impedisce, dicono Alesina e Giavazzi, di ridurre le tasse – aumenteranno di 1,2 miliardi di euro nel 2014  – non è il deficit, ma il debito che continua a crescere. Alla fine dell`anno raggiungerà il 133% del Prodotto interno lordo (Pil), trenta punti in più in un decennio.

    Nonostante – aggiungono i due economisti – i tassi siano molto bassi, oggi spendiamo 85 miliardi l`anno per gli interessi, il 5,4 per cento del Pil. Ma prima o poi i tassi aumenteranno: sia perché saliranno i tassi americani, sia perché il nostro spread si allargherebbe di nuovo se gli investitori si preoccupassero di un debito troppo elevato. E’ indispensabile quindi farlo scendere, allontanandoci da una soglia di guardia che preoccupa gli investitori e ci espone al rischio che un giorno i mercati possano rifiutarsi di sottoscrivere i titoli emessi dallo Stato.

    Secondo Alesina e Giavazzi, ci sono due modi per ridurre il debito: tassare la ricchezza privata mediante un`imposta patrimoniale (che dovrebbe essere assai elevata per ridurre significativamente il debito), oppure ridurre lo spazio che lo Stato occupa nell`economia privatizzando imprese e vendendo immobili. A noi, dicono i due bocconiani, pare che la seconda sia la strada da seguire dato il vasto spazio che Stato e amministrazioni pubbliche occupano nella nostra economia.

    Si era cominciato a farlo negli anni Novanta. Poi, governo dopo governo, sia di centrodestra che di centrosinistra, si è ricaduti, sottolineano i due economisti, in un vecchio errore: illudersi che la «politica industriale», cioè dirigismo e imprese pubbliche, possano produrre crescita.

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