GIORDANO: UTERO IN AFFITTO, L’UNICO CHE PAGA E’ IL BAMBINO

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    Alla fine paga il bambino, dice Mario Giordano nel commentare la vicenda tristissima dal bambino di due anni e mezzo tolto ai genitori che lo avevano avuto attraverso una pratica vietata in Italia, l’utero in affitto, ma facile da ottenere in Ucraina. “Succede sempre così, , scrive Giordano su Libero, succede anche questa volta, in questa storia complicata che viaggia tra la bassa cremonese e l`Ucraina, sulle onde di un desiderio così forte da superare i confini degli Stati e forse anche un po` quelli della legge.

    “Succede così in questa storia che comincia con una coppia come tante che non riesce ad avere figli e allora parte da Crema, si mette in viaggio sulla rotta della cicogna a buon prezzo, e arriva a Kiev dove per avere un figlio basta mostrare un portafoglio gonfio: 60mila euro e un utero in affitto, si torna a casa con un bebé che strilla e le giornate che si riempiono di pannolini e vita. Dice chi li conosce che i due genitori sono proprio due brave persone, due agricoltori animati soltanto da buoni sentimenti, il desiderio di essere padri e madri, quell`ansia che brucia e che spinge a fare cose anche un po` folli. Magari a prendere scorciatoie senza pensare alle conseguenze, a sborsare soldi credendo che con quelli si possano calpestare pure le regole. La fecondazione eterologa in Italia, in effetti, è vietata.

    (…)”Tutti – conclude Giordano – hanno un pezzo di ragione, tutti hanno un pezzo di torto, come sempre avviene in queste storie complicate, dove per paradosso si parla tanto di diritto e tutto sembra invece andare storto. Perché alla fine, l`unico che ci rimette, come dicevamo, è lui, quel bimbo di due anni e mezzo, l`unico che non ha colpe, l`unico che paga per tutti. L`unico per cui questa vicenda così complicata è assai chiara, non ha mezzi toni, ma solo toni assoluti, come il senso di vuoto che proverà stasera addormentandosi in una stanza piena di fantasmi, con un`angoscia troppo grande per la sua piccola età. Tanta voglia di piangere. E nemmeno una mamma che gli asciughi le lacrime”.

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