La Lazio trasforma l’Inter in una squadra: 1-3

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    La Lazio trasforma l’Inter in una squadra: 1-3 –

    Certo, c’è voluto il protagonismo dell’arbitro Di Bello per dare una mano alla Lazio nell’opera di trasformazione dell’Inter in una squadra. Ma è così. La Lazio più che giocare ha guardato gli avversari giocare, maluccio, ma giocare. E invece di impegnarsi di più per ovviare ai danni causati dall’arbitro, gli ha dato una mano con una serie infinita di errori.

    I guai cominciano subito al 5′ del primo tempo, quando Murillo atterra Keita in area e Di Bello non se n’accorge. La Lazio domina, l’Inter non ha iniziative decenti, poi l’episodio che sembra dare una svolta alla partita. Murillo, che da tempo mostra di non essere in buone condizioni, non trova di meglio da fare che atterrare in area Felipe Anderson. Stavolta il rigore lo ha visto anche l’arbitro e Keita batte con sicurezza Handanovic, che intuisce il tiro ma non riesce a intercettarlo.

    Cinque minuti e Murillo, che non sta più in piedi, finalmente viene sostituito da Santon.

    KEITA

    KEITA

    I biancazzurri sembrano ormai sicuri di avere la partita in pugno, snobbano gli avversari, li lasciano giocherellare liberamente e, come sempre accade, vengono puniti. Brozovic al 31′ tira dalla bandierina, Perisic spizza il pallone e Andreolli, dopo secoli di astinenza, trova il gol con un preciso colpo di testa. Come ha fatto a segnare non lo sa nemmeno lui, ma certo non lo ignora la difesa della Lazio, rimasta a guardare.

    Tutto da rifare per la Lazio, che era sicura di aver già portato a casa i tre punti. E invece no, è l’Inter a aver capito che la palla ha deciso di stare dalla parte nerazzurra. Passano sei minuti, e avviene la svolta, ma a vantaggio degli ospiti. Cross di Candreva che appare inoffensivo, ma Hoedt riesce a trasformarlo in autogol, deviando la traiettoria quanto basta a ingannare Vargic, il portiere sloveno della Lazio, che ha sostituito Strakosha che ha sostituito Marchetti. Certo, se Vargic parla soltanto sloveno e Hoedt capisce solo l’olandese, non sorprende che tra i due la comunicazione abbia qualche problema. Sarebbe bastato che il portiere avesse detto “mia” e Hoedt avrebbe evitato di intervenire in modo sbilenco spiazzandolo.

    Nella ripresa, comincia subito lo sventagliamento dei cartellini gialli, troppo spesso esagerati. Al 2′ azione personale di Eder che arriva al limite dell’area di rigore e viene steso da Hoedt. Di Bello estrae il cartellino giallo per il difensore. Purtroppo, se non sai agire d’anticipo, non ti resta che fare fallo, se temi che l’avversario vada in gol.

    Un minuto dopo è Eder a ricambiare la cortesia a Hoedt, stendendolo da dietro in scivolata e guadagnandosi un cartellino pure lui.

    La partita prosegue con un’interruzione dietro l’altra, finché Immobile fa capire che in campo c’è pure lui: Keita tira in profondità per Immobile che calcia col destro, il pallone colpisce in pieno la traversa.

    I cartellini gialli continuano a uscire dalle tasche di Di Bello. Al 16′ del secondo tempo ne guadagna uno Keita, che si lamentava per un fallo subìto. Altri 5 minuti e Keita ottiene il secondo cartellino giallo perché secondo Di Bello si è tuffato in area simulando un fallo da rigore. Il fallo in realtà c’è stato, come ha dimostrato la ripresa televisiva, ma purtroppo l’arbitro non è dotato di televisore e nemmeno di moviola e non ci ha pensato nemmeno un momento nell’estrarre il secondo giallo e subito dopo il rosso. Poteva non concedere il rigore, ma perché ha sanzionato una simulazione che non c’era? Probabilmente voleva punirsi per non aver visto il primo rigore e per aver dato il secondo. Keita, del resto, come sanno tutti quelli che guardano le partite della Lazio, di solito cade a terra quando un avversario lo abbatte con uno sgambetto.

    Lazio in dieci, ma solo per pochi minuti. Il tempo concessosi da Di Bello per mostrare due cartellini gialli anche a Lulic, che tra l’altro stava per uscire dal campo per essere sostituito. Il primo giallo per proteste (anche Lulic ha il vizio di lamentarsi quando lo picchiano), il secondo per un intervento su Gagliardini, dopo aver subito fallo lui, il laziale.

    Poco prima del rosso, l’Inter era andata ancora a rete, stavolta con Eder che trova la rete grazie a un facile tocco col mancino dopo una respinta corta di Lombardi, entrato al posto di Luis Alberto, su tiro da posizione ravvicinata di Perisic.

    E così, Lazio in nove e con due gol al passivo. Ma non finisce qui, o meglio: non finiscono mai i cartellini gialli. Tocca a Lombardi, responsabile di un falletto, da dietro, nei confronti di Eder. Insomma, Di Bello severo come Lobello, anche se meno vigile per quanto riguarda i rigori.

    La Lazio ha giocato male, ha giocato stancamente, non ha saputo reagire ai guai che le sono capitati addosso per insipienza sua, soprattutto dei difensori – il solo De Vrij ha retto, fino a quando non è stato sostituito da Basta – e per gli errori arbitrali, e ha perso senza merito dell’Inter. Adesso ha un solo punticino più dell’Atalanta, ma l’Europa League ormai è assicurata. Vedremo che cosa farà domenica prossima. (Ard)

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