Dal terremoto ci salvi Iddio

La basilica di Norcia crollata per il terremoto.

La basilica di Norcia crollata per il terremoto.

L’evento sismico di questa mattina che ha colto tutti di sorpresa, compreso il sottoscritto, non ha preso in fallo la folta schiera di sciacalli e opportunisti, personaggi mediatici e politici di vario calibro e gradazione.
Ha dato la stura, il sisma, a una serie di esternazioni, quasi sempre affidate a sua maestà la Rete, megafono dei cretini e degli illetterati, che si sta trasformando da utopia democratica a dominio dell’inciviltà, della bieca ignoranza e della paranoia da un tanto al chilo.
Il primo a sparare la solita battuta è l’ineffabile Matteo Salvini con l’immancabile tirata su immigrati, islamici e zingari. Segue Antonio Socci che vede nel crollo della basilica di San Benedetto a Norcia, della quale rimane in piedi soltanto la facciata trecentesca, il segno divino della Chiesa svuotata dal progressismo bergogliano e invita a pregare, pregare, pregare (letteralmente). Buona ultima la solita grillina in vena di complotti da fine-del-mondo che accusa l’istituto nazionale di geofisica e vulcanologia di “ridurre” la magnitudo dei sismi per evitare al governo del tremendo Renzi l’onere di indennizzare per l’interezza del danno le vittime della catastrofe.
Insomma, come al solito un gran chiacchiericcio che, forse, ha fatto più baccano del sisma stesso.
Cosa sappiamo della situazione geologica di quelle zone dell’appennino umbro-marchigiano però? L’INGV sostiene che l’evento di ieri sera e quello di stamattina sono collegati al sisma del 24 agosto e che, tuttavia, sembra che si tratti di una diversa sezione di faglia, attivatasi per il carico indotto dal terremoto di Amatrice e rilasciato nelle ultime ore.
Sembra altresì che dobbiamo aspettarci una prosecuzione dell’attività sismica per i prossimi mesi e che non sono esclusi ulteriori eventi di magnitudo superiore a 5 (quindi avvertibili anche a distanza, come a Roma).
La novità (negativa) e che la scossa ha provocato segni di stress meccanico su alcuni edifici della capitale, inclusa la basilica di San Paolo e la chiesa di S.Ivo alla Sapienza e una serie di edifici privati in zona Marconi. Non è da escludere, quindi, che se, anche a distanza di mesi, si dovesse ripetere una situazione identica o peggiore di quella di stamattina anche a Roma, fatte le dovute proporzioni, potrebbero esserci danni, specialmente ad edifici storici o a palazzi civili costruiti prima dell’entrata in vigore delle norme antisismiche (quelle di epoca recente sono state approvate per la prima volta nel 1974, per la classificazione dei territori in base al rischio tellurico, e sono state seguite nel 1975 da un decreto del governo che regolava gli aspetti tecnici per le costruzioni, decreto sostituito da analogo atto del 2008).
In sintesi, ad onta delle chiacchiere dei politici e delle farneticazioni dei vari personaggi mediatici, Roma è a rischio danni se la sequenza sismica non andrà scemando nei prossimi mesi, se non altro per l’accumularsi di ripetuti stress alla stabilità degli edifici, danni che potrebbero andare da crepe e deformazioni strutturali sino a crolli per situazioni già particolarmente fragili (edifici antichi o edifici recenti con particolari condizioni strutturali o del suolo).
Questo non lo dicono né i politici, né i simpatici protagonisti dei media di cui sopra, ma è un dato di fatto: se un palazzo degli anni cinquanta, magari costruito “in economia”, magari piantato con le fondamenta in un terreno friabile e vicino a una falda acquifera, subisce in pochi mesi tre, quattro, cinque sollecitazioni del tipo di quella di stamattina non è da escludersi che, anche a distanza di mesi, possano verificarsi cedimenti strutturali.
Siamo sicuri che la palazzina crollata a Ponte Milvio sarebbe crollata comunque senza le sollecitazioni del sisma del 24 agosto?  Non sarebbe il caso di avviare un grande programma di analisi della stabilità degli edifici, almeno per quelli che possono considerarsi più fragili, per definire e avviare eventuali interventi di consolidamento? E che ne è stato del famoso fascicolo del fabbricato che ancora giace nel limbo di un disegno di legge, nato nel 1999 e più volte ripresentato senza mai trasformarsi in nulla di concreto?
Rimane solo da sperare che la faglia appenninica abbia finito di far danni ossia appellarsi al classico stellone tricolore. Di meglio sembra che non sappiamo fare.

Cosimo Benini