Ministeri a Milano, Lega: “Berlusconi ha detto si”. Polverini e Alemanno chiedono incontro con premier. Zingaretti: “Che pena”

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    ‘Parola data non torna indietro, sulla questione dei ministeri Berlusconi è d’accordo. E i ministeri verranno’: lo ha detto il ministro Umberto Bossi, parlando a Milano.

    «Io sono abituato che nel Pdl decide Berlusconi e lui ci ha detto di sì, a me basta»: così il ministro Roberto Calderoli ha risposto alla domanda del cronista che gli ha fatto notare come nel Pdl molti abbiano avversato la proposta lanciata dalla Lega di decentrare alcuni ministeri. Calderoli ha parlato a margine di una raccolta di firme a Milano, promossa dalla Lega, a sostegno dello spostamento di alcuni ministeri.

    La presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, e il sindaco di Roma Capitale, Gianni Alemanno, hanno chiesto un incontro urgente al presidente del consiglio, Silvio Berlusconi, per avere chiarimenti in merito alle ipotesi, ripetutamente avanzate dalla Lega, di trasferire alcuni ministeri dalla Capitale. Lo comunica una nota congiunta.

    «L’economia non va, ai giovani italiani hanno rubato il futuro, eppure si fa di tutto per non parlarne: il Governo è impantanato sul tema dei Ministeri». Lo dice su Facebook il presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti, secondo il quale il dibattito dei ministeri sembra animato da una classe dirigente «impazzita» pur di restare al potere. «Domani la Lega annuncerà che Fontana di Trevi si sposta a Milano, e qualcuno di An o Forza Italia annuncerà che allora il Castello Sforzesco verrà smontato – continua Zingaretti – e rimontato a Tor Bella Monaca per riqualificare le periferie». «Che pena – conclude – più che una classe dirigente mi ricordano Gollum del Signore degli Anelli. Attaccati al potere fino a diventarne pazzi, dimenticandosi di tutto».

    «A Bossi rispondo: l’unica parola data che conta è quella nei confronti degli elettori. Nel programma elettorale del centrodestra non è mai stato inserito lo spostamento dei ministeri. Quindi compiere questo atto, tra l’altro senza neppure un voto parlamentare, sarebbe una violazione del mandato elettorale. I nostri elettori si aspettano grandi riforme anche in senso federalista, si aspettano la riduzione dei ministeri non il loro spostamento con aumenti di costi e appesantimento delle burocrazie. Siamo sempre di fronte a balle perché oggi si parla di spostare solo ministeri senza portafoglio con solo qualche decina di dipendenti, ma si tratterebbe comunque di una violazione del mandato elettorale che rimette in discussione ogni equilibrio e ogni intesa. In altri termini avviso ai naviganti: Roma questa cosa non l’accetta». È quanto dichiara in una nota il sindaco di Roma, Gianni Alemanno.

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