Niente da fare, la Lazio non sa vincere contro le squadrette

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    MATRI

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    L’arbitro Celi fatica a controllare la gara: tre gol annullati, espulsi Danilo, Matri e i due team manager –

    La regola è stata rispettata anche oggi a Udine: la Lazio non sa vincere contro le squadrette, e l’Udinese di questi tempi è proprio una squadretta. I tre punti avrebbero fatto comodo a entrambe le squadre, ma l’Udinese non ha la forza per conquistarli e la Lazio non rinuncia a gettarli via. In più ci si mette la sestina arbitrale, con Celi che fischia troppo, che contribuisce a innervosire calciatori già nervosi per conto loro, e con guardalinee che non chiudono gli occhi quando vedono un fuorigioco.

    I gol annullati da Celi sono tre, tutti per fuorigioco evidenti. E i calciatori, invece di stare un po’ più attenti a dove mettono i piedi, se la prendono coi guardalinee, i quali non perdonano un perentorio invito di Matri a trasferirsi in un altro paese. Celi, avvertito per via elettronica, caccia l’attaccante della Lazio all’85’ pareggiando il conto delle espulsioni dopo quella di Danilo per doppia ammonizione. La Lazio ha dovuto sostituire in fretta due calciatori: Bisevac al 7′ per infortunio e Djordjevic preso di mira due volte da Danilo e colpito duro. Matri, entrato senza riscaldarsi per sostituirlo al volo, si innervosisce un po’ troppo e viene espulso a sua volta verso la fine della partita.

    Sarà stato il freddo, sarà stata l’elettricità calata in campo insieme alla cappa di nuvole minacciose, sarà stata la voglia di vincere non accompagnata dalla capacità di farlo, ma la partita che ne è venuta fuori è stata bruttissima, con un’Udinese senza un attaccante degno di tale qualifica e una Lazio che dimentica troppo spesso che a pallone si gioca passandoselo e seguendo le azioni di chi ha il coraggio di prendere l’iniziativa (Candreva su tutti). E finisce come peggio non si poteva immaginare alla vigilia, con scambi di invettive tra i team manager delle due società, entrambi espulsi da un Celi che non aveva più fiato a furia di fischiare.

    Per la Lazio c’è solo da sperare di incontrare da qui alla fine del campionato soltanto squadre grandi, o di scambiare quelle piccole per grandi. Troppo sicura di sé, troppo orgogliosa pensando forse di essere ancora al campionato precedente, sottovaluta regolarmente gli avversari non presenti nei primi posti della classifica, figuriamoci quelli finiti tra gli ultimi.

    Ard

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