Omicidio Garlasco, indagato il giovane del dna

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    Omicidio Garlasco, indagato il giovane del dna. Lo ha deciso la procura di Pavia che ha aperto una nuova inchiesta accogliendo l’esposto della madre di Alberto Stasi. Lo rivela questa mattina il Corriere della sera. Il suo profilo genetico, come svelato lunedì dal Corriere, coincide con i frammenti di Dna trovati sotto le unghie di Chiara Poggi, uccisa la mattina del 13 agosto 2007 nella villetta di Garlasco.

    Il giovane, di cui non è noto il nome, era un amico di Marco, il fratello della 26enne uccisa, e frequentava l’abitazione di via Pascoli 8 spesso movendosi in bicicletta.

    Omicidio di Garlasco, indagato il giovane del dna, dopo l'esposto della madre di Alberto Stasi.

    Omicidio di Garlasco, indagato il giovane del dna, dopo l’esposto della madre di Alberto Stasi.

    La prima inchiesta sull’omicidio si era conclusa con la condanna definitiva a sedici anni per l’ex fidanzato di Chiara, l’oggi 33enne Alberto Stasi, detenuto dallo scorso dicembre nel carcere di Bollate. Ma adesso, al termine dell’indagine difensiva dei legali dello studio Giarda (che assistono la famiglia Stasi) insieme a una società di investigazioni, la Procura di Pavia ha aperto una seconda inchiesta, accogliendo l’esposto della mamma di Alberto, Elisabetta Ligabò, e iscrivendo nel registro degli indagati quel giovane, all’epoca appena maggiorenne.

    Le nuove analisi sono state condotte da un genetista su incarico dello studio legale Giarda, che si è affidato a una società di investigazioni di Milano.

    Per il delitto di Chiara, uccisa il 13 agosto del 2007 a Garlasco, Stasi sta scontando in carcere una condanna definitiva a 16 anni. Secondo quanto scrive il Corriere della Sera, “non ci sarebbe soltanto la ‘prova ‘ del dna, un elemento che la polizia giudiziaria, incaricata di approfondire gli accertamenti della società di investigazioni, dovrà ripetere”, a carico del nuovo indagato. “Il giovane era gia ‘ stato interrogato dai carabinieri. Due volte. Una prima pochi giorni dopo il delitto e l’altra l’anno successivo. Secondo fonti investigative, a un riesame l ‘alibi allora fornito (pur considerato solido) presenterebbe anomalie e incongruenze”.

    Nel pomeriggio di ieri, il procuratore di Pavia, Giorgio Reposo, aveva invitato alla cautela sull’apertura di una nuova inchiesta sull’omicidio: “L’unica notizia che posso confermare – aveva spiegato – è che dalla Procura generale di Milano è arrivata la busta con i documenti sul caso. Documentazione che adesso dovremo esaminare. Al momento, quindi, non siamo in grado di rispondere se verrà aperta o meno una nuova inchiesta. Solo dopo aver studiato con attenzione i documenti – aveva aggiunto – potremo fare una nostra valutazione, che trasmetteremo al gip. E soltanto a quel punto verrà presa la decisione se aprire o meno una nuova indagine. Sino a quel momento ogni ipotesi rischierebbe di risultare infondata”.

    Alberto Stasi è detenuto nel carcere di Bollate da un anno. Il 12 dicembre del 2015 la Cassazione ha confermato nei suoi confronti la condanna a 16 anni per omicidio, dopo una vicenda processuale durata 14 anni, nel corso della quale è stato anche due volte assolto.

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