Operatori del mare di Fiumicino: “Paura di morire quando rientriamo in porto”

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    «Se oggi siamo qui, di nuovo, ancora dopo anni e alcuni inutili interventi, a lanciare l’ennesimo allarme sulla scarsa sicurezza del Porto Canale, qualcosa sicuramente non deve essere andato per il verso giusto. Siamo preoccupati, o sarebbe meglio dire terrorizzati, che qualcuno di noi che opera tutti i giorni nel Porto Canale possa morire. Di feriti ne abbiamo un esercito. Per fortuna il buon Dio che veglia sempre su di noi, fino a oggi ci ha protetto». Cosi in una lettera aperta gli operatori del mare di Fiumicino. Nella lettera, firmata dalle cooperative «Pesca Romana» e «Nuova Fiumicino Pesca» e «Cooperativa Tirreno Pesca», vengono elencati i problemi della sicurezza sul lavoro che quotidianamente, a loro avviso, sono costretti ad affrontare. Problemi «non nuovi», denunciano i pescatori, che derivano «da tutti i lavori di ristrutturazione dei moli e delle banchine iniziati a cavallo degli anni 1990-201. A fine anni Novanta, lo ricordiamo per chi ha la memoria corta, veniva realizzato il prolungamento del molo sud (attracco traghetti Tirrenia per la Sardegna). Il prolungamento venne finanziato dalle casse statali in vista Giubileo del 2000. Motivo? Dare maggior sicurezza ai mezzi di soccorso in caso di eventuali disastri aerei in mare. Per qualche anno gli operatori si giovarono di questi interventi. Il porto diventato più sicuro, ci permetteva di ormeggiare tranquillamente dalla passerella pedonale fino alla foce». «Abbiamo più volte manifestato contro i lavori che erano stati eseguiti e per quelli da realizzare. Purtroppo non siamo ascoltati da nessuno. Abbiamo più volte portato a galla diversi episodi al limite: durante le operazioni di ormeggio: cadute in acqua di marinai, per fortuna salvati dalla prontezza di altri operatori del porto; marittimi che saltano dal peschereccio alla banchina e si fratturano cadendo a causa del forte beccheggio dell’imbarcazione», cosi i pescatori nella lettera dove richiedono interventi precisi e immediati. «Chiediamo: prima di tutto che gli imminenti lavori di innalzamento della banchina nord, quella che corre lungo via della Torre Clementina, non ricalchino quelli della banchina sud lungo viale Traiano – continuano i pescatori – Chiediamo il rispetto degli accordi con la capitaneria di porto e autorità portuale che prevedevano la demolizione e ricostruzione di 90 metri di banchina alla volta. Altrimenti ci ritroveremmo come gli scorsi inverni con una banchina completamente inagibile a dover fare la conta di feriti e danni ingentissimi alle nostre imbarcazioni. Chiediamo – continua la lettera – la realizzazione di una banchina per la piccola pesca, da sempre ignorata dalle autorità. La declassazione del porto canale da porto statale e porto regionale. Azioni mirate per la salvaguardia della marineria di Fiumicino e seri interventi strutturali per la messa in sicurezza del porto canale. Chiediamo un serio intervento per l’escavo del porto canale e l’eliminazione delle buche create dall’intervento di dragaggio dei mesi scorsi che si è rivelato quasi del tutto inutile. La realizzazione di una darsena peschereccia per la grande pesca e una diga foranea a 400 metri dall’imboccatura del porto canale»

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