Procuratore antimafia: “A roma rappresentanze di tutte le mafie”

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    «Roma è un territorio particolare, è il centro di interessi economici e questo da sempre attira capitali illeciti. È il mercato ideale per reinvestire capitali illeciti. La criminalità non ha interesse qui a contendersi il territorio perché qui c’è posto per tutti. Si dice che a Roma ci siano le rappresentanze di tutte le mafie». Lo ha detto il sostituto procuratore nazionale antimafia, Diana De Martino, intervenuta in consiglio regionale durante l’audizione della commissione regionale Sicurezza. «Le infiltrazioni mafiose nel Lazio si sono sviluppate soprattutto per il riciclaggio e il reimpiego di capitali illeciti. Camorra e ‘ndrangheta seguono un percorso imprenditoriale per riciclare i soldi frutto dei reati tradizionali e lo fanno puntando su una serie di attività commerciali o imprenditoriali. Su questo settore a Roma occorre tenere alta l’attenzione», ha aggiunto. «Secondo dati della Direzione distrettuale antimafia di Roma da gennaio 2010 a oggi sono stati iscritti 274 procedimenti di competenza della Dda. Le misure cautelari per l’associazione di stampo mafioso sono state 7: è un numero abbastanza contenuto – ha continuato – L’associazione finalizzata al traffico degli stupefacenti ha visto invece l’emissione di 74 misure cautelari». «La situazione romana è caratterizzata da interventi della criminalità organizzata in settori diversi dai suoi tradizionali ambiti – Il riciclaggio non avviene più con i sistemi tradizionali. C’è un percorso imprenditoriale che caratterizza le frange più evolute della camorra e della ‘ndrangheta, con l’acquisto di immobili di pregio, di imprese o con appalti pubblici. Oggi l’organizzazione criminale, grazie alle sue capacità e imprenditori collusi avvia attività imprenditoriali per moltiplicare i capitali illeciti», ha sottolineato il sostituto procuratore nazionale antimafia. «Il tessuto imprenditoriale di Roma è troppo allettante per la criminalità organizzata e altrettanto lo sono i territori più vicini alla Campania e del litorale perché sono più tranquilli e non ci sono lotte tra gruppi criminali. Qui nel Lazio la violenza può essere solo evocata. Basta la fama criminale di un soggetto per creare l’assoggettamento, come nel caso di Rosaria Schiavone, nipote di »Sandokan«, che aveva creato una minicellula per controllare le attività commerciali sul litorale e nella zona di Cisterna di Latina e San Felice Circeo solo evocando l’appartenenza alla famiglia Schiavone», ha concluso De Martino. (omniroma.it)

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