Quadraro, stupro caserma: no al carcere per i 4 indagati. Dna in incidente probatorio

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    Hanno rischiato di finire in carcere i tre carabinieri e il vigile urbano indagati di violenza sessuale perché accusati di aver abusato di una donna la notte tra il 23 e il 24 febbraio scorso alla stazione dell’Arma al Quadraro dove la 32enne aveva passato la notte dopo essere stata arrestata in flagranza per furto. Qualche giorno dopo la denuncia della donna, che ha dato il via all’inchiesta, infatti, il procuratore aggiunto Maria Monteleone e il sostituto Eleonora Fini avevano chiesto la detenzione in carcere per i quattro. Il gip Sandro Di Lorenzo però negò il provvedimento cautelare che era stato sollecitato per la durata di due mesi, tempo ritenuto necessario dai pm per evitare l’inquinamento probatorio da parte degli indagati. Stando a quanto si è appreso, però il gip ha ritenuto che la celerità delle indagini avesse già ovviato a tale rischio e pertanto respinse la richiesta di emissione del provvedimento cautelare.

    Si svolgeranno con la formula dell’incidente probatorio le comparazioni tra le tracce biologiche sui reperti sequestrati e i dna dei quattro indagati, un vigile e tre carabinieri, per la presunta violenza sessuale che avrebbero compiuto alla stazione dell’Arma al Quadraro ai danni di una detenuta. Lunedì, inoltre, i quattro saranno interrogati dagli inquirenti dopo aver ricevuto inviti a comparire. L’incidente probatorio sarò chiesto a breve dai pm. Tali atti istruttori sono necessari per chiarire alcuni aspetti della vicenda e in particolare il «condizionamento» cui la donna sarebbe stata sottoposta non solo nella caserma ma anche successivamente. La violenza sarebbe infatti avvenuta la notte tra il 23 e il 24 febbraio scorso, mentre la 32enne era detenuta per furto. La mattina del 24 la 32enne fu portata in tribunale per la convalida dell’arresto e scelse di non dire nulla al giudice e al pm di turno. Solo nel pomeriggio, dopo essersi consultata con un amico, la decisione di denunciare i fatti. Proprio anche queste circostanze sono all’attenzione degli inquirenti e lo stesso amico della donna è stato indagato per intralcio alla giustizia. Quanto accaduto nella caserma è ormai per chi indaga sostanzialmente chiaro, l’aspetto rimasto incerto è appunto quello dei condizionamenti che la donna avrebbe subito che potrebbero essere molteplici: nella caserma (dove secondo la denuncia gli indagati le avrebbero fatto bere dei superalcolici) ed anche successivamente nella decisione di presentare denuncia con certe modalità.

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