Regina Elena, novità importante per la cura dei tumori alla mammella

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    «Una novità importante per la cura dei tumori alla mammella arriva dai laboratori dell’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena di Roma dove si è dimostrato che la rideterminazione dello status del recettore HER2 sulla metastasi è cruciale dal punto di vista terapeutico e si conferma come esame necessario nella pratica clinica. È ormai largamente dimostrato che l’iperespressione del recettore HER2 è associato a un tipo di carcinoma mammario particolarmente aggressivo. L’introduzione nella pratica clinica dell’anticorpo monoclonale contro il recettore HER2 (trastuzumab) ha modificato significativamente la storia naturale del tumore mammario HER2 positivo e un’accurata determinazione dello status di HER2 gioca un ruolo fondamentale nel trattamento di questa neoplasia. In un recente studio pubblicato su Clinical Cancer Research, i ricercatori IRE hanno osservato, che l’espressione del recettore HER2 può subire modificazioni, sia da negativo a positivo che viceversa, dal tumore primitivo alla metastasi. Pertanto, una percentuale di pazienti potenzialmente non candidabili al trattamento con trastuzumab, in fase avanzata di malattia, potrebbero altresì giovarsi del noto farmaco anticancro». Lo comunica, in una nota, l’Istituto Regina Elena. «Abbiamo valutato – spiega Marcella Mottolese dell’Anatomia Patologica IRE – l’incidenza delle variazioni di HER2 tra tumore primitivo e metastasi in una casistica retrospettiva di 137 pazienti trattate chirurgicamente per Carcinoma Mammario presso il nostro Istituto e abbiamo evidenziato che l’espressione di HER2 si modifica in circa il 12% delle metastasi. L’applicazione di metodiche molecolari innovative che analizzano in modo quantitativo il numero di copie del gene sul cromosoma 17, ci ha permesso di studiare in modo più approfondito l’entità delle variazioni di HER2 dimostrando che, durante la progressione della malattia, vi è un costante e frequente incremento del numero di copie del gene HER2». «Tale risultato – sottolinea Alessandra Fabi, del Dipartimento di Oncologia Medica IRE – ha una importanza rilevante per il beneficio clinico che le pazienti possono ottenere dall’effettuare un trattamento con trastuzumab alla ricaduta di malattia. Pertanto è fortemente consigliabile nella pratica clinica, lì dove ci sono sedi di ripetizione di malattia che possono essere sottoposte a biopsia, rideterminare lo status di HER2». In conclusione i risultati pubblicati dimostrano che una più accurata determinazione di HER2 sulla metastasi da carcinoma mammario può essere di ausilio all’oncologo per pianificare la terapia più adatta.

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