Renzi rischia, a Bruxelles non lo amano

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    JUNCKER E RENZI

    JUNCKER E RENZI

    A me Renzi non piace, non m’è mai piaciuto. Non ho mai sopportato che un politico non eletto né deputato, né senatore, né capo di uno schieramento a elezioni parlamentari sia diventato capo del governo. Sì, lo so, la Costituzione attribuisce al presidente della repubblica la facoltà di nominare capo del governo chiunque, un deputato, un senatore, un governatore della Banca d’Italia, un boiardo, un professorino di economia domestica. La Carta del ’48 non esclude esplicitamente che possa nominare anche un cavallo, ma per fortuna a questa aberrazione non siamo ancora arrivati.

    Insomma, Renzi non mi piace. Adesso però non piace più neanche a Bruxelles, da quando il nostro ha cominciato a ricordare a Juncker, alla Merkel e ai loro soci che l’Italia è un paese sovrano (se lo dice lui…) e che non accetta di farsi dare da loro i compiti a casa, come quei potenti s’erano abituati a fare con Monti e con Letta (e fino a poco tempo fa pure con lui). Apriti cielo! Il malumore della cosiddetta Europa s’è palesato in modo scomposto, senza più nascondersi dietro il paravento della buona educazione diplomatica.

    Juncker, che non parla mai senza prima aver avuto il permesso della maestra Angela Merkel, è sbottato affermando che con Roma non si può più parlare perché manca un interlocutore. Qui, però, bisognerebbe controllare la traduzione, forse ottenuta automaticamente col traduttore di Google. Juncker forse non intendeva dire interlocutore, molto più probabile che intendesse dire maggiordomo, o scolaretto. Per la prima volta, Renzi ha fatto lo scolaretto disobbediente, il discolo da far tornare il giorno dopo accompagnato a Bruxelles dai genitori.

    Non so se Renzi continuerà a fare il discolo o se, pentito, si sbrigherà a chiedere perdono ai capetti dell’Ue. E non so se al sussulto di indipendenza, di difensore della sovranità italiana, farà mai seguire i fatti, battendo i pugni sul tavolo come fece la Thatcher. Ma spero che continui a respingere al mittente lezioni di europeismo da gente come Juncker, famoso tra le altre cose per aver trasformato il suo paese in un paradiso fiscale, e come la Merkel, che pretende dagli altri il rispetto delle regole dell’Unione (socialista) europea che lei e il suo paese violano costantemente e sfacciatamente a spese degli altri paesi trattati come se fossero colonie.

    Renzi cacciato dal governo e sostituito con un premier eletto dal popolo è il mio sogno. Ma a cacciarlo devono essere gli italiani, con il voto, che è l’unico mezzo ammesso in democrazia. Se è invece un nuovo tentativo di colpo di Stato organizzato all’estero a spodestarlo, spero che Mattarella dica alto e forte un no deciso, costi quel che costi. Quella gente di Bruxelles è capace, e lo ha già fatto, di farcela pagare cara. Ma qualsiasi prezzo non vale quel po’ di sovranità che l’Italia ancora ha.

    Arrigo d’Armiento

     

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