Tor Pignattara, trovato impiccato uno dei ricercati. Morto da almeno 3-4 giorni. Parenti: “Resta il dolore” Quartiere: “E’ arrivata prima la mafia cinese”

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    È stato trovato impiccato uno dei due ricercati per la rapina avvenuta a Roma due settimane fa finita nel sangue nel quale morirono un cittadino cinese e la figlia di nove mesi. L’uomo, un maghrebino, è stato trovato impiccato a Boccea, alla periferia di Roma. Il corpo senza vita del maghrebino è stato ritrovato ieri e sottoposto agli accertamenti per verificarne l’identità. Si trovava vicino ad un casolare all’estrema periferia nord di Roma. Nei giorni scorsi la procura di Roma aveva emesso un decreto di fermo del pubblico ministero per i due maghrebini sospettati di essere gli autori della rapina e della morte di Joy e di suo padre Zhou Zheng. Si era ipotizzato anche che i due potessero già essere all’estero anche se le ricerche in città non sono mai cessate.

    Il maghrebino trovato morto è il più giovane della coppia di ricercati per la sanguinosa rapina di Torpignattara. Aveva circa venti anni. Continuano le ricerche dell’altro latitante che potrebbe già trovarsi all’estero. È morto da almeno 3-4 giorni Mohammed Nasiri, 30 anni, il marocchino ritenuto uno dei killer dei due cinesi del quartiere Torpignattara trovato impiccato in un casolare di via Boccea, a Roma. Per gli inquirenti ed i carabinieri, al momento, non ci sarebbero dubbi sul suicidio, ma sarà l’autopsia a fornire maggiori chiarimenti. Il cadavere è stato trovato ieri pomeriggio, impiccato ad un gancio, in un luogo utilizzato per il gioco denominato Softhair, una sorta di pratica di guerra simulata e sono stati proprio alcuni giocatori ad avvisare le forze dell’ordine. All’identificazione di Nasiri, con precedenti per rapine, furti e reati contro il patrimonio, si è arrivati attraverso le impronte digitali. Il marocchino, più volte identificato con diversi alias, aveva il telefonino in tasca. Gli investigatori erano sulle sue tracce dal momento in cui era stato identificato come uno dei responsabili del duplice omicidio del cinese Zhou Zheng e della figlioletta di nove mesi. Le ricerche dell’altro maghrebino, complice di Nasiri, proseguono a Roma ed anche all’estero.

    «Siamo sempre afflitti dal dolore e speriamo che ora catturino l’altro assassino, ma la notizia ci ha dato un certo sollievo». È quanto affermato dalla sorella di Zhou Zheng, il cittadino cinese morto con la figlia in una rapina a Roma. Lo riferisce un amico di famiglia.

    Già non si parla d’altro nel quartiere di Torpignattara dove due settimane fa è stato ucciso un cittadino cittadino cinese con la sua bambina di nove mesi nel corso di una rapina. La voce del ritrovamento del corpo di uno dei killer ricercati per il duplice omicidio rimbalza tra via Giovannoli, dove abitavano le vittime e luogo della tragedia, e via Antonio Tempesta. Il bar all’angolo con via Casilina, gestito dal cinese defunto, questo pomeriggio era aperto. All’interno alcuni ragazzi cinesi, chiusi nel silenzio. Uno di loro commenta arrabbiato: «Per me questo non ha nessun significato, non c’è nulla che ci possa interessare» e poi chiude le saracinesche del bar. In via Giovannoli, in un altro bar del quartiere, sono tanti che commentano l’episodio. «È arrivata prima la mafia cinese», dice un abitante del quartiere. «Secondo me è stato un delitto su commissione», gli fa eco un altro. «Se l’hanno trovato impiccato è stata la mafia cinese anche secondo me – rincara un terzo che vuole rimanere anonimo -. Io non dico il mio nome perche sto in questa strada da tanti anni, e ho tre belle nipoti che mi voglio godere fino alla fine». Secondo Glauco, invece, «c’è poco da pensare… è stato un atto disperato di un uomo braccato». Qualcun altro mormora: «È meglio che l’hanno trovato morto, un assassino in meno». Una catechista della zona, R. riferisce di aver visto la moglie del cinese ucciso, mamma di Zhoe: «È tornata dall’ospedale pochi giorni fa, ma sta malissimo. Dicono che stia sotto sedativi. Con altri catechisti volevamo andarla a trovare ma è meglio attendere ancora un pò. L’ho vista buttarsi ancora di fronte alla porta di casa in preda alla disperazione».

    «Mi dispiace che sia morto perchè nessuno vuole la morte di nessun altro. Sono senza parole. È un ragazzo giovane, la sua famiglia piangerà. Ma non è così che si fa giustizia». Parla con una nota di tristezza Kamel E. Belaitouche, il presidente dell’Associazione degli Immigrati Nordafricani in Italia (Ainai). «Mi sembra molto strano che sia rimasto a Roma – aggiunge – ma forse non ha potuto allontanarsi perchè non in regola».

     

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