Zingaretti e la mossa del cavallo

La vicenda della crisi idrica dei comuni compresi nell’Ambito Territoriale Ottimale 2, gestiti dalla controllata di Acea, Acea-ATO2 è soltanto l’ultima fase, quello che ormai occupa le cronache dei giornali capitolini, di un problema che in Acea era stato previsto e documentato già a marzo 2017.

In sostanza tutti, a partire da Acea, sapevano benissimo che il sistema era al limite e non è chiaro il senso dei due provvedimenti regionali con i quali si rischia di mettere in crisi milioni di utenze, romane e dei comuni limitrofi, provvedimenti che, peraltro, non sono neanche facilmente rinvenibili sull’home page della Regione Lazio. La stampa parla di “atti amministrativi”. Non si capisce nemmeno se si tratti di ordinanze o di semplici provvedimenti dirigenziali.

Ma torniamo a marzo 2017: è consultabile online un dettagliato rapporto Acea sulle criticità del sistema idrico integrato romano (https://www.acea.it/content/dam/aceafoundation/pdf/acqua/ato_2/acea-ato-2-incontro-fornace-23maggio-2017.pdf). Si tratta di un insieme di interessanti slide che specificano in modo molto analitico le problematiche, l’andamento delle precipitazioni e lo stato di crisi delle fonti idriche di adduzione (acquedotti) e del lago di Bracciano. L’ultima slide indica gli effetti della persistente siccità sulle varie zone servite da Acea – ATO 2.

Ora la scelta di Zingaretti impatta su questo piano di gestione togliendo i 1800-800 litri al secondo captati dal Lago di Bracciano. Se si scorrono le slide si scopre che Acea prevedeva a marzo 2017 un afflusso, al massimo, di 1,6 mc/s di acqua dall’acquedotto Appio Alessandrino, 0,4 dall’Acqua Vergine, 4,5 dall’Acqua Marcia, 9 dal Peschiera-Capore e, infine, una forbice fra 1,1 e 5 dal Lago di Bracciano.

Quest’ultima componente sarebbe quella che verrebbe a mancare dal prossimo 28 luglio, mettendo in grave crisi il sistema idrico integrato di ATO 2 che, già con l’adduzione idrica dal Lago, avrebbe presentato situazioni diffuse di cali di pressione ed aree a rischio turnazione secondo la stessa previsione ACEA di marzo scorso.

Previsione che, peraltro, scontava già alcuni interventi infrastrutturali sulle fonti per recuperare complessivamente 900 litri al secondo ed altri sulla rete.

Ci chiediamo se siano stati realizzati o meno.

Infine, dall’esame delle slide si capisce che l’area in maggiore sofferenza è quella della zona di Roma SUD-EST ed aree limitrofe per la riduzione della portata degli acquedotti Simbrivio e Doganella e per la contanimazione con arsenico, fluoro e solventi clorurati delle acque addotte dall’acquedotto ex casmez (che arriva dalla Campania) che devono essere miscelate con quelle l’Acqua Marcia per essere rese potabili.

Ora si interviene con un provvedimento d’urgenza, ma non è chiaro per quale motivo la Regione abbia taciuto fino ad ora, quando almeno da marzo 2017 era nota a tutti la situazione.

A chi giova la decisione della Regione Lazio? Chi pagherà il prezzo politico di questa scelta? Per quale motivo si è arrivati ad un provvedimento tanto radicale e con soli sette giorni di preavviso in un momento di siccità e criticità idrica? E’ evidente che è in atto uno scontro politico sulla pelle dei cittadini romani e dei comuni serviti da Acea-ATO 2 e sarebbe utile ed opportuno chiarire il senso della vicenda complessiva senza trincerarsi dietro i “niet” o i richiami alla normativa vigente, perché se è vero che la situazione del Lago di Bracciano è critica da un punto di vista ambientale, rischia di esserlo anche quella di ospedali, case di cura e privati cittadini che l’acqua la pagano, compresa la distribuzione, e non dovrebbero pagare il prezzo di certe contrapposizioni fra poteri locali.

Cosimo Benini