Il Messaggero Cronaca di Roma I resti del boss De Pedis lasciano Sant’Apollinare

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    Ha lasciato la chiesa di Sant’Apollinare ieri mattina, poco prima delle otto. Dopo anni di polemiche, di misteri, di scandali, Renatino esce dalla cripta della Basilica, ma porta con sé il giallo della scomparsa di Emanuela Orlandi. Il nulla osta della procura al trasferimento era arrivato già la scorsa settimana e, ieri, la moglie Carla Di Giovanni, con i due cognati Marco e Luciano, sono andati a prenderlo. Destinazione cimitero di Prima Porta dove il boss della banda della Magliana è stato cremato e le sue ceneri sparse in mare.
    «In questo momento di rinnovato dolore, la moglie e i fratelli, che sin dal 2008 avevano per primi sollecitato tale epilogo – hanno dichiarato gli avvocati Maurilio Prioreschi e Lorenzo Radogna, legali della famiglia – auspicano che abbiano fine tutte le speculazioni politiche e giornalistiche, scientemente alimentate nei confronti di un uomo che, fino a quando ha avuto la possibilità di difendersi, ha sempre visto riconosciuta dalla giustizia italiana la propria innocenza. I familiari ribadiscono la totale estraneità del proprio congiunto a qualsiasi tipo di coinvolgimento nella vicenda relativa alla scomparsa di Emanuela Orlandi». Altrettanto fa Carla Di Giovanni in una intervista a Blitz Quotidiano. La donna non ha mai smesso di difendere il marito. «Enrico – ripete – è morto incensurato, con tutti i documenti in regola e validi, ma è stato ucciso perché non ne voleva sapere più di certe frequentazioni. Quando ci siamo sposati, nel 1988, mi aveva promesso che saremmo potuti andare in giro a testa alta, senza doverci vergognare di nulla, noi e i figli che progettavamo di fare. Ho deciso io di farlo seppellire nella basilica dove ci eravamo sposati e andavamo a Messa ogni domenica, altrimenti nessuno avrebbe saputo più nulla di lui. È un rimprovero che a volte mi faccio». … … …


    di CRISTIANA MANGANI

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