Il Messaggero Cronaca di Roma Muore a quattro anni sotto gli occhi della madre

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    Ha osservato la scena vivendola come un incubo, come una terribile realtà lontana, troppo drammatica per essere vera. La macchina del cognato, dopo la curva sbandava e si andava a schiantare contro un albero. E suo figlio di appena quattro anni che restava immobile e senza vita nelle lamiere contorte.
    E’ così che Marcela ha visto morire il suo bambino, Dorin Hurmezachoe. Seguiva con la sua vettura l’auto sulla quale si trovavano i parenti con il figlio insieme agli zii ed a un cuginetto di dieci anni. E sotto i suoi occhi si è consumata la tragedia, dietro una curva maledetta che attraversa la pineta di Castelfusano, complice forse qualche bicchiere di troppo bevuto dal guidatore.
    I romeni della famiglia Hurmezachoe, stavano rientrando a Roma, verso viale Trastevere dove abitano, reduci da un pranzo in compagnia di amici a Torvaianica. Sul litorale piovigginava da poco più di un’oretta e le strade erano viscide quando intorno alle 14,30 la Renault Megane condotta dallo zio 48enne di Dorin, dalla Litoranea ha imboccato via del Lido di Castelporziano.
    La monovolume con sei persone a bordo, seguito dalla vettura di Marcela, ha affrontato in velocità la leggera discesa che porta verso un pericoloso curvone costeggiato da alti pini e compreso tra le due aree di pic nic. La strada era particolarmente sdrucciolevole, una condizione che avrebbe preteso la massima cautela nella guida. Invece, la Megane appena entrata in curva è sbandata, ha invaso la corsia opposta e ha finito la sua corsa contro il tronco di un albero.
    L’allarme è scattato subito. Un automobilista di passaggio ha avvertito le forze dell’ordine e sul posto sono accorsi nell’ordine i vigili del fuoco per estrarre i feriti dalle lamiere, tre ambulanze del 118, le pattuglie della polizia municipale e una volante del commissariato. Per il piccolo Dorin non c’è stato nulla da fare. «Aiuto, aiuto, salvate mio figlio» urlava disperata la madre sorretta dagli agenti. «Non può essere vero, che cosa orribile, Dorin che ti hanno fatto» mormorava distrutta dal dolore con la testa tra le mani. … … (di GIULIO MANCINI)

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