Neonato nel cassonetto madre accusata di omicidio

Più informazioni su

    Rassegna Stampa – Cronaca e Notizie di Roma

    Respirava ancora quando Marika ha deciso di rinchiuderlo in un sacchetto di cellophane. Il bimbo trovato in un cestino della spazzatura, davanti al reparto di di ginecologia dell’ospedale San Camillo, era vivo. L’autopsia non ha lasciato dubbi e adesso Marika S., la mamma che aveva raccontato di aver partorito un piccolo cadavere, è indagata per omicidio volontario.
    I risultati degli accertamenti medico legali sono arrivati ieri sulla scrivania del procuratore aggiunto Pierfilippo Laviani e del sostituto Paolo D’Ovidio, smentendo la versione fornita dalla donna di 25 anni. Marika si era presentata in ospedale il 28 febbraio, l’emorragia non si arrestava e i medici si erano subito accorti che aveva partorito, lei aveva subito ammesso. Il bambino però non c’era ed era stata Marika a raccontare di averlo rinchiuso in una busta, che si era portata dietro in borsa per un’intera giornata. Ma aveva sempre sostenuto che il piccolo fosse nato morto, raccontando anche il dolore provato per quella gravidanza finita male: «Non avevo mai pensato di abortire, o di disfarmi del piccolo», aveva detto. E invece non era vero, Marika non aveva raccontato alla sua famiglia di essere rimasta incinta dopo un rapporto sessuale occasionale e di quel bambino aveva scelto di liberarsi. Secondo la ricostruzione della procura aveva partorito la sera del 27 febbraio, in casa della sorella e, prima di finire in ospedale per l’emorragia, era andata in giro per 20 ore, con quel sacchetto nella borsa. …. (Il Messaggero Cronaca di Roma)

    Più informazioni su