Viterbo, arrestato per usura

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    Il Personale della Squadra Mobile  ha notificato un’ordinanza di custodia cautelare in carcere relativa ad un’indagine inerente i reati previsti dagli artt. 110 e 644 co. 1-5 n.3 e 4 c.p. (usura aggravata in concorso per aver agito in danno di persona esercente attività imprenditoriale che si trovava in stato di bisogno) nei confronti di C.D. viterbese classe 1951. In particolare le attività d’indagine che hanno determinato l’A.G. ed emanare il citato provvedimento restrittivo, traggono origine da una denuncia presentata da una imprenditrice locale. La donna riferiva che trovatasi in un momento di difficoltà economica, rivoltasi ad un suo conoscente funzionario presso la sede di una banca viterbese, non potendo avere un aiuto finanziario dal predetto, veniva indirizzata verso l’arrestato, che sarebbe stato in grado di darle un finanziamento. Cosa che avveniva in breve tempo e veniva consegnata alla donna una somma in contanti; l’operazione però comportava il rilascio di due assegni post datati di tre mesi di importo superiore, in modo da generare un interesse del 251,85 % su base annua. Successivamente, alla scadenza dei titoli, la vittima non essendo in grado di onorarli, iniziava a subire pressioni e velate minacce. Sulla scorta di tale denuncia venivano avviati d’urgenza servizi d’intercettazione telefonica ed ambientale, e di pedinamento ed osservazione a distanza. Tali attività riscontravano quanto denunciato dalla donna: si registravano diverse conversazioni utili nelle quali i due pressavano la malcapitata per indurla a restituire la somma di denaro maggiorata. Venivano monitorati alcuni incontri fatti in esercizi pubblici, in cui esplicitamente si richiedeva alla donna di far fronte al suo debito. Si documentava anche la rinegoziazione del prestito usuraio che veniva effettuato attraverso il rilascio di nuovi titoli bancari da parte della donna, applicando questa volta un illecito tasso usuraio pari al 156,95% su base annua. Le ulteriori attività d’indagine, consentivano di appurare che probabilmente C.D. elargiva somme di danaro e prestiti anche ad altri soggetti; in merito sono in corso altri accertamenti. Dalle intercettazioni emergeva anche il dato che l’arrestato per recuperare i suoi soldi, assoldava una squadra di cittadini stranieri di una fantomatica agenzia che a suo dire era costituita da delinquenti, in grado di recuperare l’80-90% dei suoi crediti a fronte di un compenso tra il 35 ed il 50%. Trasfuse tutte le risultanze investigative in una dettagliata informativa di reato, il PM titolare dell’indagine richiedeva ed otteneva dal GIP del Tribunale di Viterbo la misura cautelare. Al momento dell’esecuzione dell’ordinanza veniva notificato un avviso di garanzia anche al Funzionario di banca per il reato di usura in concorso e venivano realizzate diverse perquisizioni domiciliari, anche presso terzi, nel corso delle quali si rinveniva materiale di interesse investigativo (in particolar modo numerose cambiali).

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