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Favola della domenica – Il fiordaliso

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    C’era una volta un fiordaliso che faceva bella mostra di sé in un campo adornato di fiori multicolori. Era un tipo socievole ma riteneva di essere migliore degli altri, con i suoi petali spessi e voluminosi. Decise di fare di tutto perché, unico fra tanti, potesse allungare la sua vita.

    Era nato in una piana verde e suggestiva, circondata da colline dalle curve dolci e digradanti.

    In quel periodo dell’anno, giungevano numerosi gruppi di villeggianti per assistere allo spettacolo che si rinnovava con immutato splendore, tra papaveri rossi, colze gialle e fiori di lenticchia bianchi.

    Riuscendo a individuare i pensieri degli umani, il fiordaliso intuì le riflessioni di alcuni di essi. Improvvisamente rabbrividì. Un ragazzo stava esprimendo il desiderio di cogliere proprio lui, il fiordaliso più grande e bello di tutto il circondario. Piegò il gambo flessibile, confondendosi tra i fiori più piccoli e rimase così fino all’imbrunire, quando i turisti si allontanarono uno ad uno dai sentieri sterrati.

    Con il propagarsi dell’oscurità, i suoi compagni si appisolarono dolcemente. Quando stava per reclinare il capo a sua volta, venne risvegliato da un’ombra fugace che gli passò accanto.

    Aveva sentito accennare da un papavero suo amico agli spiriti di natura. Decise di chiedere loro se fossero in grado di protrarre la sua vita fino a che avesse voluto, anche per sempre.

    “Scusami!” .

    In risposta, una figura si materializzò al suo fianco.

    “Sei uno spirito di natura?”

    “Sì, uno dei tanti.”

    “Vorrei chiederti se esiste un modo per fermare lo scorrere del tempo e rendermi quasi immortale”.

    Da che ricordava, aveva visto molti compagni cadere per essere stati calpestati, recisi, divelti a causa dell’uomo, di un animale o abbattuti da un tremendo temporale.

    L’ombra sembrò ascoltare attentamente. Poi, si allontanò.

    Il fiordaliso rimproverò se stesso per la sua arroganza. Reclinò la corolla, deluso, ma si risvegliò immediatamente. Una miriade di sagome lo attorniavano. Ombre che avevano assunto sembianze diverse lo guardavano curiose e compiaciute.

    “Hai causato inquietudine a tutti noi con le tue domande, caro fiordaliso” esordì una salamandra. “Noi del Piccolo Popolo viviamo dall’inizio dei tempi. Tempi cosmici, intendiamoci, non terrestri. Ebbene, dal cosmo deriva ogni forma di vita. Noi viviamo da miliardi di anni e, anche se non lo crederai, anche tu.”

    Il fiore scosse i suoi petali in un moto di dubbio e incredulità.

    “Anche tu’ ripeté la salamandra. ‘Sei stato seme e, come tale, hai viaggiato nel tempo tra terra e cielo.”

    Il fiordaliso pensò che, se avesse viaggiato così tanto, ne avrebbe avuto memoria.

    L’altro capì: “Hai ragione, ma non puoi ricordarlo. Vige una regola, qui sulla Terra. Appena si arriva, si dimentica tutto ciò che si è vissuto prima.

    “Perché mai?”

    “Per realizzare al meglio ciò che ci si è prefissati’.

    “Puoi spiegarti meglio?”

    “Prima di venire qui, ho letto nel libro della tua vita. C’è scritto che hai voluto vivere tra queste montagne per allietare quanti più terrestri possibile’.

    “Anche per loro vige la regola della memoria?”

    “Sì, vige su tutto ciò che ha vita su questo pianeta”.

    “Allora dovrò accettare con gioia la mia condizione.”

    “Sarebbe saggio ma non disperare, non ci sono regole fisse che riguardano il futuro. Potresti vivere anche mille anni, nessuno può dirlo.”

    ‘Capisco ora che la natura che voi proteggete è qui per rendere le mie giornate splendenti e misteriose, qualunque sia il destino che il futuro vorrà destinarmi.”

    “Siamo felici di averti aiutato a capire. Ci rincontreremo. A presto.’

    Il fiordaliso mosse i suoi dolci petali salutando gli spiriti di natura che avevano voluto donargli un sentimento più profondo e una coscienza più alta di che cosa significhi, da abitante cosmico, scegliere di trascorrere una porzione della propria vita sulla Terra.

    Maria Rosaria Fortini

     

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