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Favola della domenica – I nanetti

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    In un paesino arroccato sul crinale di una collina vivevano dei nanetti. Le finestre delle loro case si illuminavano sul far della sera donando al luogo l’aspetto di un presepe.

    A valle, si dispiegava un lago placido e sorridente.

    I tre fratelli Marzio, Simplicio e Serafino furono i primi ad alzarsi quella mattina con l’intento di procurarsi il pranzo. Quando c’era silenzio sulla riva, i pesci avrebbero abboccato all’amo con facilità.

    “Serafino, mi procuri qualche esca per la mia lenza per favore?” disse Simplicio che era un pescatore accanito.

    Il fratello si affrettò a scavare tra la sabbia e la ghiaia in cerca di vermetti.

    Intanto Marzio inseguiva le farfalle con un retino. Una, in particolare, attirò la sua attenzione. Era di svariati colori cangianti. “Fermati, fermati, fatti prendere! Voglio solo ammirarti”.

    L’altra gli volteggiava intorno e poi si allontanava sul lungolago. Sembrava volesse dirgli qualcosa, che avesse preso una direzione precisa invitandolo a seguirla. “Dove vuoi portarmi?” chiese Marzio incuriosito.

    Si profilò all’orizzonte, lungo l’ultimo braccio dello specchio d’acqua che i nani non erano soliti frequentare, una costruzione luminosa, fatta di fluido trasparente nei colori dell’arcobaleno.

    “E’ il luogo dove abitano le ninfe!…” esclamò Marzio riconoscendo istantaneamente la dimora magica di cui aveva soltanto sentito parlare.

    La farfalla si spostò più in fretta e lo guidò di fronte a quell’abitazione di gocce luminose.

    Alcune ninfe lo circondarono. Una gli si accostò: “La farfalla, nostra ambasciatrice, ci ha dato la possibilità di parlare con uno di voi”.

    “Sono ben contento di conoscervi”. Le ninfe erano bellissime, mirabilmente circondate da aureole blu, rosa, gialle e così via. Si sedette a terra per godere dello straordinario spettacolo e aspettò che una di esse gli svelasse il segreto della sua presenza lì.

    “Sai che noi possiamo vedere nel futuro” disse la fanciulla di luce gialla.

    “…E conoscere gli avvenimenti belli o brutti che capiteranno in questo luogo” aggiunse un’altra di luce violetta.

    “Per questo motivo sei qui. Dobbiamo avvisarti di un terremoto che avverrà tra breve”.

    Marzio schizzò in piedi, allarmato: “Un terremoto, dite?”

    “Certamente. La terra ogni tanto si muove. E’ del tutto naturale” continuò una leggiadra ninfa verde-oro.

    Le ragazze entravano in acqua, si bagnavano poi, risalendo in superficie, si prendevano per mano  accennando lievi danze in girotondo.

    “Anche le acque del lago ne saranno scosse” riprese la prima “ma non ne abbiamo timore”.

    “Che cosa dobbiamo fare noi nani? Il nostro paesello sarà distrutto”. Marzio immaginava già i danni e le crepe che avrebbero presentato le mura e i tetti delle loro casette.

    “Non temere. Da domani, potrete raggiungerci qui. Vi nasconderemo nella nostra abitazione, tra le gocce e le onde color arcobaleno”.

    “Potremo respirare?”

    “Ma certo. La nostra casa è magica. Si ingrandisce e si restringe a piacimento e l’acqua di cui è fatta vi circonderà senza nuocervi”.

    “Vado subito ad avvertire i miei fratelli”.

    Il popolo dei nanetti si trasferì seduta stante presso le ninfe e vi rimase per alcuni giorni fino a che non fu possibile tornare al paesello sulla collina per riparare ciò che era stato danneggiato.

    Da allora in poi ci fu grande cooperazione tra il popolo delle ninfe e quello di nani. Si aiutarono in ogni circostanza senza dimenticare di incontrarsi spesso per giocare, ridere, tuffarsi e nuotare allegramente nelle acque brillanti del loro splendido lago.

    Maria Rosaria Fortini

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