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Favola della domenica – Il bottone

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    C’era una volta un bottone che cercava un’asola con cui combaciare perfettamente. Era stato fabbricato con molta cura da un artigiano che aveva fama di creare oggetti preziosi e originali.

    Il bottone era adornato da pietre argentate e cristalli luminescenti.

    All’inizio fu usato come ornamento da una principessa moderna di nome Rossana che lo appuntò sulla scollatura di un abito da sera. Poi, per capriccio, lo scucì e lo regalò a sua cugina Giorgina.

    Nonostante fosse parente di una principessa, Giorgina era una ragazza semplice che amava i bambini e gli animali. Quando ebbe tra le mani il prezioso bottone, pensò al modo migliore per usarlo. Poiché sua sorella Daria doveva costruire, per una recita scolastica, un firmamento di cartone pieno di stelle, glielo prestò con mille raccomandazioni di non sciuparlo né perderlo.

    Daria lo attaccò nel bel mezzo del cielo stellato. Al bottone non fece molto piacere essere incollato a un cartone piuttosto che cucito su un abito e fare bella mostra di sé infilato nel giusto occhiello per cui, a un certo punto, decise di fare di testa sua. Nel bel mezzo della rappresentazione, con uno sforzo, si staccò dal finto firmamento e andò a rotolare ai piedi di un’insegnante. Raccoltolo da terra, la donna lo ripose distrattamente nella borsa.

    Quando Daria si accorse dello smarrimento, fu presa dallo sgomento. Non solo perché temeva la reazione della sorella, ma perché l’oggetto blu e argento era la cosa più bella che avesse mai visto.

    Pregò intensamente perché potesse ritrovarlo e il sogno di quella notte e di quelle seguenti le svelò il segreto del bottone-gioiello.

    Dalla borsa dell’insegnante di artistica era finito tra le mani di uno zio vescovo.

    Affascinato da tanta bellezza, il vescovo lo applicò a una delle stole con cui partecipava alle funzioni religiose. Il bottone si rassegnò: non era proprio suo destino trovare l’asola gemella insieme alla quale abbellire un meraviglioso abito da donna.

    Con il passare dei giorni, dimenticò quel desiderio. Apprezzò sempre di più il luogo dov’era capitato. Il vescovo indossava la stola per le cerimonie di battesimo, cresima, matrimonio. Un giorno partì con lui per andare ad Assisi al seguito del Papa. Qui si sarebbe svolto un incontro di preghiera tra tutte le confessioni religiose professate nel mondo. Erano arrivati nella città lama buddisti, capi musulmani, pastori protestanti, rabbini ebrei e popi ortodossi. Tutti avevano la comune intenzione di pregare per l’unità e la pace tra gli uomini.

    In quella sera piena di luci, di canti e di preghiere, il bottone si commosse. Anche il vescovo si commosse e desiderò regalare qualcosa di bello ai fratelli delle altre religioni. Scucì dalla stola il magnifico ornamento e ne fece dono al religioso musulmano. Dopo qualche ora, il musulmano lo regalò al rabbino. Il rabbino lo donò al buddista, il buddista al pope ortodosso e quest’ultimo al pastore protestante.

    Passare di mano in mano, essere sballottato da una stola all’altra fu, per il bottone, una bella sorpresa perché si accorse che il battito del cuore dei diversi uomini sulla cui veste era stato applicato, esprimeva lo stesso sentimento di gioia e di sincero amore per tutta l’umanità.

    Daria seguiva, nei suoi molteplici sogni, le vicissitudini del monile perduto. Non vedeva l’ora di arrivare alla fine del suo peregrinare. La sorella Giorgina, che si trovava in vacanza, tra qualche giorno sarebbe tornata e avrebbe cercato il bell’oggetto.

    Fosse per volontà del bottone o per la sbadataggine dell’ultimo proprietario, fatto sta che il religioso protestante non trovò più, attaccato alla sua veste, il gioiello ricevuto dal confratello ortodosso. Lo cercò dappertutto fino a che non dovette ripartire per far ritorno al suo paese.

    Il bottone era caduto per le strade di Assisi ed era stato ritrovato da una ragazza che il giorno dopo lo espose tra la sua mercanzia.

    Nel sogno, Daria provò un moto di sollievo. Conosceva quella ragazza. Tutte le domeniche visitava anche la sua città sistemando la bancarella nella strada accanto a lei.

    Ruppe il salvadanaio con le monete risparmiate in tanti mesi e si recò al mercato nelle prime ore del mattino. Giorgina sarebbe arrivata quella sera stessa.

    Quale non fu la sua delusione nel sapere che il bottone era stato comprato da un ragazzo di cui non si conosceva il nome!

    Quando Giorgina tornò, non fece alcun cenno al gioiello prestato alla sorella prima della sua partenza. Colma di gioia le riferì che, in quel viaggio, aveva deciso di sposarsi con il suo fidanzato.

    Al bottone, per un po’, non rimase che restare chiuso in un cassetto. Aveva ormai rinunciato all’ambizione di adornare, unito a una bell’asola, un abito femminile. Si sarebbero mai più ricordati di lui?

    Però il ragazzo l’aveva acquistato con uno scopo ben preciso. Dopo poco tempo, infatti, il cassetto venne aperto. Mani abili lo presero, lo lucidarono e lo attaccarono sulla cintura del più bell’abito bianco che si potesse immaginare e, meraviglia!, fu cucito un prezioso occhiello ricamato a mano, perfettamente adatto a lui.

    Quale non fu la gioia e la sorpresa di Daria nel rendersi conto che il bottone che credeva perduto era stato regalato a Giorgina dal fidanzato come dono di nozze e fatto cucire in gran segreto sul suo abito da sposa da sarte amorevoli ed attente.

    Maria Rosaria Fortini

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