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Come essere consapevoli di sé

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    Come essere consapevoli di sé

    La consapevolezza di sé è considerata dai più un concetto astratto. Invece non solo è una competenza reale, ma ha molteplici implicazioni pratiche ed è fondamentale per vivere una vita piena e realizzata.

    L’atto di essere consapevoli di sé è l’essenza stessa dell’esistenza, in quanto è ciò che permette di riconoscersi come individuo. A questo primo ed essenziale livello ne seguono altri, che agiscono sul modo in cui ciascuno conduce la propria vita e affronta la realtà, rivestendo un ruolo cruciale tanto nella sfera privata che in quella professionale.

    Cos’è la consapevolezza di sé o autoconsapevolezza

    La definizione che ricorre più spesso quando si parla di consapevolezza di sé è quella che la descrive come “conoscenza di sé”. Ma la realtà è più sfaccettata e complessa. Essere autoconsapevoli significa guardare sé stessi in maniera oggettiva, prendere atto di quello che si vede e accettarlo così com’è. Ma attenzione. Accettare non vuol dire essere rassegnati. Non è un punto di arrivo, bensì di partenza

    Questo concetto viene ben espresso dallo psicologo, scrittore e giornalista statunitense Daniel Goleman. Il due volte candidato al Pulitzer descrive la consapevolezza di sé come la capacità di riconoscere un’emozione nel momento in cui si presenta e di stabilire cosa la provoca e quali conseguenze può avere. Tale abilità non è fine a sé stessa, ma è costitutiva di una competenza cruciale per raggiungere la realizzazione personale e sociale.

    La qualità in questione prende il nome di “intelligenza emotiva” ed è la capacità di riconoscere le proprie emozioni e quelle degli altri e di usarle per guidare i propri pensieri e le proprie azioni. Il concetto è stato introdotto nel 1990 dagli psicologi Peter Salovey e John D. Mayer, ma a Daniel Goleman va il merito di averlo sviluppato e di avere ampliato la sua portata all’ambito sociale e lavorativo.

    Lo studioso USA ritiene che l’intelligenza emotiva sia l’insieme di cinque competenze e che la consapevolezza di sé sia la prima e fondamentale. Le altre sono il dominio di sé, la motivazione, l’empatia e l’abilità sociale o relazionale e tutte – di fatto – dipendono dalla capacità di comprendere e gestire sé stessi, le proprie emozioni e i propri sentimenti.

    Cosa significa e a cosa serve essere consapevoli di sé

    La teoria sviluppata da Daniel Goleman sull’intelligenza emotiva illustra in modo chiaro l’importanza dell’autoconsapevolezza sia per lo sviluppo personale che per la realizzazione sociale e professionale.

    La consapevolezza di sé consente di “vedere” in maniera oggettiva i propri punti di forza e di debolezza e aiuta a comprendere dove e come è necessario lavorare per sviluppare e migliorare le proprie capacità. Inoltre permette di governare le emozioni e i sentimenti e di tenere sotto controllo le derive dannose per sé stessi e gli altri, come l’ansia e la rabbia.

    Queste due competenze svolgono un ruolo chiave in termini di accrescimento e potenziamento della sicurezza in sé stessi e nei propri mezzi, di motivazione e di fiducia nel futuro. Il domani smette di essere un non meglio precisato deus ex machina nel quale riporre speranze irrazionali, così come qualcosa di cui avere paura, e diventa un orizzonte di opportunità da costruire a partire da oggi.

    La consapevolezza di sé va di pari passo con quella che viene chiamata “consapevolezza del momento presente” e porta a spegnere il pilota automatico e a vivere realmente e con pienezza nel “qui e ora”.

    Come sviluppare consapevolezza di sé

    La strada che conduce alla consapevolezza di sé è potenzialmente infinita e può essere affrontata in modi e a livelli diversi. Il coaching – in quanto metodologia che promuove la crescita dell’individuo – è uno strumento ideale per sviluppare in maniera strutturata la conoscenza e la padronanza personale. Ma la capacità di comprendere e gestire sé stessi passa anche da piccole e grandi “buone abitudini”, che è possibile mettere in pratica ogni giorno.

    Tenere un diario delle emozioni e dei sentimenti è una delle strategie più comuni per sviluppare l’autoconsapevolezza. Annotare – materialmente – cosa provoca i vari stati d’animo e le relative reazioni permette di individuare gli schemi di comportamento e porta a sviluppare una conoscenza di sé a mano a mano più profonda e completa.

    Un altro approccio utile consiste nel concentrarsi su quello che si fa e sul modo in cui si agisce, anziché farsi risucchiare da elucubrazioni “in astratto”. In quest’ultimo caso, ii rischio è di perdere il contatto con il mondo reale e di scivolare in un rimuginio che alimenta pensieri negativi e paure irrazionali. In maniera analoga, ascoltare e accogliere senza pregiudizi critiche e suggerimenti consente di “scoprire” lati di sé inaspettati o volutamente nascosti.

    Lo sviluppo dell’autoconsapevolezza passa anche dalla “dichiarazione” dei propri valori, dei propri obiettivi e della propria visione e dalla “analisi” di quanto sono allineati con la propria vita. La distanza tra  quello che si vuole essere e fare e la realtà è una misura in negativo della conoscenza che si ha di sé e – in definitiva – rappresenta il punto dal quale partire per capire chi si è e cosa si desidera davvero.

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