Aperto lo scudo termico del telescopio spaziale JWST

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    Aperto lo scudo termico del telescopio spaziale JWST –

    E’  terminato con successo ieri pomeriggio, alle 17:59 ora italiana, il dispiegamento dello scudo termico del James Webb Space Telescope: un enorme parasole a cinque strati, grande più o meno quanto un campo da tennis, che ha il compito di “tenere all’ombra” il telescopio, così da isolare termicamente gli strumenti e consentire di mantenerli alle temperature criogeniche di funzionamento, attorno ai 40 kelvin, vale a dire -233 °C.

    A portare a termine con successo l’operazione, veramente complessa, i dispositivi meccanici del telescopio che servono ad aprire il parasole (sunshield) e tendere correttamente i suoi cinque “lenzuoli”.

    Sono stati coinvolti ben 139 meccanismi di rilascio sui 178 presenti a bordo, 70 gruppi di cerniere, otto motori di dispiegamento, circa 400 pulegge e attorno ai 400 metri di cavi. Al punto che ora, ad apertura conclusa, circa il 75 per cento dei 344 temutissimi single-point failures  (singoli punti di vulnerabilità) possono considerarsi archiviati.

    “L’apertura dello scudo solare di Webb nello spazio è un’incredibile pietra miliare, cruciale per il successo della missione”,  dice Gregory L. Robinson, direttore del programma di Jwst alla Nasa. “Migliaia di parti – continua –  hanno dovuto lavorare con precisione affinché questa meraviglia dell’ingegneria si dispiegasse completamente. Il team ha compiuto un’impresa audace affrontando la complessità di questa apertura, una delle imprese finora più ardite per il Webb”.

    Le operazioni di apertura dello scudo termico, le cui dimensioni sono 21,197 m x 14,162 m, sono state provate e riprovate a Terra, appena tre giorni dopo il lancio, il 28 dicembre, con il dispiegamento dei pallet all’interno dei quali viaggia lo scudo stesso, si è poi proceduto alla rimozione delle protezioni e il primo gennaio all’apertura dei due boom (le aste del parasole). Infine, uno ad uno, sono stati messi in tensione e in posizione, con la giusta curvatura, i cinque strati del parasole. Cinque fogli sottilissimi realizzati con una particolare plastica chiamata Kapton estremamente leggera, resistente e in grado di rimanere stabile entro un ampio intervallo di temperature, da -269 a + di 400°C. Ogni strato è poi ricoperto con una pellicola d’alluminio di appena 100 nanometri, e sul lato “caldo” dei due più esterni – quelli più vicini al Sole – c’è anche un’ulteriore copertura in silicio, ancor più sottile di quella in alluminio (50 nanometri), per riflettere con maggiore efficacia il calore.

    Quattro strati sarebbero stati sufficienti, ma il quinto strato, come ha spiegato James Cooper il manager del Sunshield  del Goddard Space Flight Center della Nasa “è principalmente per avere un margine contro imperfezioni, fori micrometeroroidi, ecc.” E proprio per scongiurare lacerazioni o rotture su ciascuno dei cinque strati sono presenti cuciture di rinforzo, che formano una griglia di blocchi di circa due metri di lato per limitare estensione di eventuali strappi. La prossima operazione prevede l’apertura degli specchi.

    Rita Lena

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