Ritrovato a Giza in Egitto l’antico ramo del Nilo

Secondo i ricercatori e archeologi dell’Università di Cambridge, avrebbe agevolato gli antichi egizi a costruire i loro grandi monumenti -

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    Vicino al complesso piramidale di Giza in Egitto, scorre, sottoterra, un antico ramo del fiume Nilo, che, secondo i ricercatori e archeologi dell’Università di Cambridge, avrebbe agevolato gli antichi egizi a costruire i loro grandi monumenti. Infatti, è in quel tratto di deserto, tra Giza e il villaggio di Lisht,  che  si trova, invisibile, l’antico alveo dell’affluente,  proprio dove  c’è la più alta concentrazione di piramidi. Questi siti, ora,  si trovano  a diverse decine di chilometri dall’attuale corso del  fiume Nilo.

    La scoperta conferma ciò che gli egittologi sospettavano da tempo e cioè che il fiume, migliaia di anni fa, era più vicino a quel tratto di deserto  di quanto non lo sia oggi. La scoperta, riportata sul numero di maggio di Communications Earth and Environment (Nature) spiegherebbe perché gli antichi egizi scelsero questa zona per costruire le loro piramidi: il fiume avrebbe fornito ai costruttori un modo conveniente per trasportare i materiali ai siti di costruzione.

    Anche le immagini satellitari e i dati geologici confermano che un affluente del Nilo, ribattezzato ora dai ricercatori  “Ahramat”, scorreva vicino ai principali siti archeologi.

    “Le piramidi – afferma Judith Bunbury, geoarcheologa dell’Università di Cambridge, Regno Unito – sono opere monumentali, difficili da costruire. Ma il lavoro  è meno arduo se si riesce a trasportare grandi pietre in barca invece che via terra.”

    Per migliaia di anni, il Nilo e le sue pianure alluvionali hanno fornito cibo, agricoltura e acqua agli abitanti dell’Egitto e, tutt’ora,  la maggior parte della popolazione vive ancora nel suo vasto bacino. Ma, come spiegano i geologi,  il fiume è incline alla migrazione e, in passato, le popolazioni hanno dovuto trasferirsi per “seguire” il cammino del fiume, che, nel  corso dei secoli, si sarebbe spostato di diversi chilometri verso est, probabilmente a causa della tettonica a placche.

    A riprova di questo spostamento, in alcuni siti archeologici sono stati trovati resti di costruzioni o manufatti la cui presenza può spiegarsi solo con un rapporto diretto con il fiume, come  resti di porti e murature simili nei siti tra Giza e Lisht.

    Come riferiscono, cercando le tracce di corsi d’acqua antichi, Eman Ghoneim, geomorfologo, e colleghi, Università della Carolina del Nord a Wilmington, hanno individuato a diversi chilometri ad ovest del Nilo, quello che sembrava un canale fluviale prosciugato, che scorreva per circa 60 chilometri attraverso aree agricole, e che doveva avere una profondità ed una larghezza simili a quelle del moderno Nilo.

    Per verificare se il canale facesse parte di un antico alveo fluviale sono stati raccolti campioni di sedimenti e sotto il fango umido è stato trovato uno strato di ghiaia e sabbia simile a quello del letto del fiume. Combinando i dati satellitari con i dati dell’analisi dei campioni raccolti i ricercatori hanno scoperto che il canale avrebbe attraversato più di 30 piramidi dell’Antico e del Medio Regno risalenti al periodo compreso tra il 2686 e il 1649 AC – da qui la decisione di chiamarlo ramo “Ahramat”, usando la parola araba per piramide.

    ”L’Ahramat – spiega Suzanne Onstine, egittologa dell’Università di Memphis, Tennessee – collegava tutti questi diversi campi piramidali. I loro templi della valle e le strade rialzate erano tutti orientati esattamente dove sarebbe stata l’acqua.”  Poi il canale è scomparso.

    Il movimento del Nilo e la sabbia che soffiava dal deserto del Sahara, dicono i ricercatori, avrebbero causato il prosciugamento dell’affluente rendendolo innavigabile. Oggi, dove un tempo correva il ramo principale, rimangono solo pochi laghi e canali vaganti.

    Conoscere l’ubicazione dell’antico fiume dà agli archeologi gli strumenti per cercare altri antichi insediamenti egiziani. E la scoperta che “gli egiziani probabilmente usavano le barche piuttosto che i mezzi di trasporto via terra per spostare i materiali per costruire le piramidi ci suggerisce che erano molto più pragmatici di quanto forse pensassimo prima”, sottolinea Judith Bunbury.

    Rita Lena

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