Scoperti quattro pianeti simili alla Terra

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    Scoperti quattro pianeti simili alla Terra –

    Pianeti extrasolari  “vagabondi” simili alla Terra per dimensioni  e apparentemente privi di una stella madre di riferimento. Lo studio, frutto del lavoro di un gruppo internazionale di ricercatori coordinati dall’Università di Manchester, pubblicato su Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, si basa sull’analisi di dati raccolti nel 2016, tra aprile e luglio, dalla missione K2, la seconda fase della missione del telescopio spaziale Kepler, diventata  pienamente  operativa nel 2014,  dopo il fallimento della  missione Kepler originale terminata nel 2013.

    Durante  questi  pochi mesi il telescopio Kepler ha monitorato un campo visivo affollato di milioni di stelle vicino al centro della nostra Galassia, guardando attraverso una “finestra” povera di polveri chiamata Baade’s Window.

    Questi pianeti che fluttuano solitari nello spazio potrebbero rappresentare ciò che rimane di sistemi planetari distrutti o di stelle troppo leggere per innescare al loro interno reazioni di fusione nucleare, come il nostro Sole, che riscalda ed illumina il nostro pianeta.

    Di questi pianeti nella nostra Galassia ce ne dovrebbero essere molti, secondo gli esperti, ma sono difficili da “vedere” se non con tecniche molto sofisticate. Come ad esempio il microlensing gravitazionale (lente gravitazionale), un fenomeno astronomico che fu teorizzato 85 anni fa da Albert Einstein e che consiste nella deviazione dei raggi luminosi che provengono da una fonte lontana, in genere poco luminosa, che si trova in un dato momento allineata ad un oggetto massiccio in primo piano, che esercitando un forte campo gravitazionale, flette la luce dell’oggetto non visibile.

    Come spiegò Einstein nel 1915, il fenomeno della lente gravitazionale porta alla formazione di due immagini distorte e ingrandite (anello di Einstein), un’”esplosione” luminosa transitoria che può durare da poche ore ad alcuni giorni dipende dalla massa dell’oggetto che fa da lente, dalla distanza fra osservatore, lente e sorgente e dalla velocità relativa fra la sorgente e la lente.

    Nella Via Lattea il fenomeno della lente gravitazionale interessa una stella su un milione e solo una piccolissima percentuale, di durata breve, è causata da pianeti.

    In questa ricerca, gli scienziati riferiscono di aver individuato 27 segnali di potenziali microlensing di durata variabile (da un’ora fino ad un massimo di 10 giorni), 22  dei quali erano già stati visti da precedenti grandi campagne osservative da Terra.

    I quattro eventi più brevi sono, a tutti gli effetti, nuove scoperte e sono coerenti con corpi celesti di massa simile a quella del nostro pianeta. Dall’analisi dei dati emerge, inoltre, che questi quattro eventi non sono abbinati ad un segnale più lungo, come sarebbe naturale se ci fosse una stella ospite, per cui l’ipotesi è che i pianeti si muovano senza alcun vincolo.

    Secondo i ricercatori  il piccolo gruppo di pianeti potrebbe essere stato espulso da un sistema planetario come il nostro dalla forza gravitazionale di pianeti molto massicci.

    “Kepler è riuscito in ciò che non è mai stato progettato per fare, fornendo ulteriori prove dell’esistenza di una popolazione di pianeti di massa terrestre che galleggiano liberamente –  commenta Eamonn Kerins, ricercatore dell’Università di Manchester e coautore dello studio.

    “Ora Kepler passa il testimone ad altre missioni che saranno progettate per trovare tali segnali, così elusivi che lo stesso Einstein riteneva improbabile che venissero mai osservati. Sono entusiasta – conclude Kerins –  del fatto che la prossima missione Euclid dell’Esa possa unirsi a questo sforzo come attività scientifica aggiuntiva alla sua missione principale”.

    Rita Lena

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