La mostra dei fumetti su tela ‘Punto a Capo’ di Pat Carra, ospitata al Complesso del Vittoriano

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    La mostra «Punto a Capo» di Pat Carra, ospitata al Complesso del Vittoriano fino al 23 gennaio, vuole far conoscere l’universo di una delle più amate fumettiste italiane attraverso 29 tele che sono ingrandimenti, tutti disegnati e cuciti interamente a mano, dei fumetti su carta originari. Le dimensioni variano da 90×100 cm a 100×260 cm. I tessuti spaziano dal lino al khadi di Gandhi, dal cotone alla canapa, alla iuta. I fumetti di Pat Carra sono quindi volati dalla carta alla tela, hanno preso corpo e volume, sono disegnati a mano, ricamati al dritto e al rovescio, tagliati, cuciti. Pat intreccia sulle tele il lavoro della penna e quello dell’ago, cucendo ironie taglienti su morbidi tessuti. Le vignette e le strisce sono umoristiche, ironiche, satiriche. Parlano di donne e di uomini, di libertà femminile, di conflitti tra i sessi. La mostra è promossa dall’Assessorato alle Politiche Culturali della Provincia di Roma, realizzata da Comunicare Organizzando di Alessandro Nicosia e a cura di Susanna Boschi, Pat Carra, Anders Lunderskov, Sandro Stefanelli. Pat Carra è nata a Parma nel 1954 e vive a Milano. E« una delle più amate fumettiste italiane, un punto di riferimento ironico, politico, umoristico per un vasto e multiforme pubblico femminile, femminista, e maschile. Nel 2006 ha vinto il Premio Internazionale di Satira politica di Forte dei Marmi. Le sue prime vignette e strisce sono pubblicate negli anni settanta dalla Libreria delle donne di Milano, di cui ha diretto il periodico umoristico »Aspirina. Rivista per donne di sesso femminile«. Negli ultimi anni ha esposto i suoi lavori in numerose mostre, intrecciando il fumetto con altre forme d’arte. La mostra Punto a capo si inscrive in questa ricerca e approda a una nuova, imprevista, originale libertà artistica. La mostra Fili ordinati e disordinati compongono un discorso allo stesso tempo forte e leggero, invitano alla riflessione, al riso, al sorriso. Fanno riflettere sulla violenza domestica e sulla guerra, perchè il mondo – scriveva Hannah Arendt – non è altro che l’allargamento delle nostre relazioni. Tutto il lavoro artistico di Pat è teso alla liberazione dagli stereotipi, soprattutto quelli sessuali, attraverso l’umorismo. Nelle opere esposte al Vittoriano i colori delle tele e del filo sono il nero, il rosso, il bianco con le sue varianti naturali fino al corda della iuta e all’ecrù della canapa. Pat Carra mescola modi diversi di cucire, assemblare, ricamare. Crea volumi con leggere imbottiture che fanno spiccare i personaggi e le nuvole parlanti del fumetto, fis¬sate poi con bottoni di madreperla indiani. Oppure taglia il lino di un burqa facendo sbucare dall’interno la forza gioiosa di un cotone africano e appoggia il disegno sulla calda ruvidezza della iuta. Alcune tele di lino leggero sono completamente ricamate, senza interventi a inchiostro: disegni e scrittura prendono corpo solo con i piccoli punti tratteggiati del ricamo kanthawork, tipico della tradizione indiana. Le opere in mostra sono nate da un lavoro laboratoriale al quale hanno collaborato la fashion designer Michela Solari, con l’idea del raffinato kantawork come ricamo base, e Maura Carra che ha eseguito molti ricami. Il designer milanese/danese Anders Lunderskov ha progettato un allestimento essenziale e rigoroso. Le sue cornici in abete naturale sembrano volare intorno alle tele, sottolineando la leggerezza del fumetto. La grafica progettata da Sandro Stefanelli, si sviluppa in rosso e bianco per l’allestimento, la comunicazione e il catalogo. Il tratteggio di un filo rosso e la trama di un tessuto grezzo creano volume e movimento.

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