Confermato primo caso di vaiolo delle scimmie in Italia

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    Confermato primo caso di vaiolo delle scimmie in Italia –

    E’ stato confermato il primo caso di vaiolo delle scimmie in Italia. Si tratta di un uomo rientrato dalle isole Canarie che si è presentato al pronto soccorso e attualmente è monitorato in isolamento allo Spallanzani a Roma. Le  sue condizioni generali sono buone. Il virus delle scimmie (monkeypox) è stato identificato con tecniche molecolari e sequenziamento genico e attualmente sono in corso indagini epidemiologiche e di tracciamento di eventuali contatti.

    Ad oggi, sono stati registrati 66 casi di vaiolo delle scimmie in cinque paesi, i numeri più alti sono in Portogallo, Regno Unito e Spagna, con 23 casi sospetti analizzati a Madrid. Una sola segnalazione dagli Stati Uniti, dove  le autorità sanitarie del Massachusetts hanno confermato un caso di vaiolo delle scimmie in un uomo che ha viaggiato recentemente in Canada. Si stima che questa forma di vaiolo circola fin dagli anni ’50 e negli anni passati sono stati segnalati casi isolati sempre riconducibili a viaggi in zone a rischio o al contatto con animali selvatici.

    In proposito l’Istituto Superiore di Sanità (Iss) ha rilasciato un comunicato in cui spiega le caratteristiche della malattia, come ci si contagia e cosa fare in caso si contragga l’infezione.

    “Si tratta – spiega l’Iss – di un’infezione causata da un virus della stessa famiglia del vaiolo ma che largamente si differenzia dal vaiolo stesso per la minore diffusività e gravità. È diffuso in particolare tra primati e piccoli roditori, prevalentemente in Africa. L’infezione si trasmette dall’animale all’uomo attraverso la saliva ed altri fluidi dell’animale o il contatto diretto con l’animale”.

    L‘infezione è relativamente infrequente nell’uomo e comunque fuori dall’Africa, ma sono stati riportati casi sporadici ed anche un’epidemia in USA nel 2003, in seguito all’importazione dall’Africa di animali non adeguatamente controllati sotto il profilo sanitario.

    Il contagio, possibile anche da uomo a uomo,  può avvenire attraverso le goccioline di saliva e il contatto con le lesioni o i liquidi biologici infetti. L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) tiene sotto controllo la situazione in rapida evoluzione, ma non raccomanda alcuna restrizione per viaggi e scambi commerciali con i paesi dove è più presente l’infezione.

    Anche l’ECDC ha attivato un sistema di allerta a livello europeo al quale partecipa l’ISS, che ha anche costituito una task force composta da esperti del settore ed ha contattato le reti sentinella dei centri per le infezioni sessualmente trasmesse al fine di monitorare continuamente la situazione nazionale. Secondo l’Iss, i casi segnalati in Portogallo, Spagna, UK e Italia, si presentano “maggiormente in giovani MSM (maschi che fanno sesso con maschi)”.

    Quali sono i sintomi?

    “Nell’uomo – spiega l’Iss – si presenta con febbre, dolori muscolari, cefalea, linfonodi gonfi, stanchezza e manifestazioni cutanee quali vescicole, pustole, piccole croste. Si può trasmettere da uomo a uomo attraverso droplets, contatto con fluidi corporei o con le lesioni cutanee. È possibile che le persone che non sono state vaccinate contro il vaiolo (vaccinazione abolita in Italia nel 1981) siano a maggior rischio di infezione per l’assenza di anticorpi che, per la similitudine del virus del vaiolo con il monkeypox, possono essere efficaci a contrastare anche questa virosi”.

    Quali sono le terapie?

    Le raccomandazioni prevedono di restare a casa a riposo qualora insorga la febbre e di rivolgersi al medico di fiducia in caso di comparsa di vescicole o altre manifestazioni cutanee. La malattia si risolve spontaneamente in 1-2 settimane con adeguato riposo e senza terapie specifiche; possono venir somministrati degli antivirali quando necessario. “ Come prevenzione sottolinea l’Iss –  è importante evitare il contatto con persone con febbre e valutare con attenzione, prima di ogni contatto personale stretto o contatto sessuale, la presenza di eventuali manifestazioni cutanee inusuali (quali vescicole o altre lesioni) sulla cute del partner. Questo comportamento è utile a prevenire non solo il monkeypox ma anche altre infezioni sessualmente trasmesse”.

    Rita Lena

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