Nature Medicine: possibile associazione tra AstraZeneca e eventi avversi

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    Nature Medicine: conferma possibile associazione tra vaccino AstraZeneca ed eventi avversi –

    Sono molti i dubbi che circolano in questi giorni sulla opportunità di somministrare il vaccino AstraZeneca a soggetti giovani, al di sotto dei 50-55 anni per gli effetti avversi che può causare. Ora il Comitato tecnico scientifico (Cts), dovrebbe esprimersi, infatti, in merito all’utilizzo del vaccino anti-Covid di AstraZeneca per i giovani dai 18 anni in su.

    Nell’attesa, alcune Regioni hanno cancellato gli open day con questo vaccino aperti anche ai ragazzi, a seguito di casi di trombosi rare verificatisi in alcune giovani donne.

    Anche Franco Locatelli, coordinatore del Cts, ha richiamato alla prudenza ricordando che “già preferenzialmente (ndr Il vaccino AstraZeneca) è raccomandato per i soggetti sopra i 60 anni di età”, anche se molte regioni si sono mosse in ordine sparso, e continuano a farlo.

    A confermare questi dubbi arriva un vasto studio dell’Università di Edimburgo, Regno Unito,  condotto su 2,5 milioni di scozzesi che hanno ricevuto  la prima dose dei vaccini Oxford-AstraZeneca o  Pfizer-BioNTech, pubblicata ieri su Nature Medicine. Secondo la ricerca esiste, in effetti, un aumentato rischio, anche se leggero, di essere colpiti da porpora trombocitopenica autoimmune (PTA), (malattia autoimmunitaria, che provoca la distruzione delle piastrine, piastrinopenia), associato  al vaccino AstraZeneca.

    Lo studio dice anche che, associati a questo vaccino, ci sono evidenze di un rischio maggiore di emorragie ed eventi vascolari avversi. Si tratta veramente di piccoli rischi, ma importanti, benché rari, spiegano i ricercatori inglesi, “e sono comparabili – aggiungono –  con i rischi associati ad altri vaccini, inclusi quelli contro l’epatite B, la rosolia, il morbillo, la parotite e l’influenza”.

    Le sperimentazioni cliniche hanno dimostrato che i vaccini contro il Sars-CoV-2,  Oxford-AstraZeneca (ChAdOx1) e Pfizer-BioNTech (BNT162b2), sono in genere ben tollerati, anche se sono stati riportati pochi casi avversi gravi: 209 casi di trombocitopenia e di eventi trombo-embolici su 22 milioni di vaccinazioni prima dose e 6,8 milioni seconda dose di AstraZeneca segnalati all’Agenzia di Regolamentazione dei medicinali e dei prodotti sanitari britannica.

    Per investigare questa sospetta, possibile associazione tra le vaccinazioni anti Sars-CoV-2 e lo sviluppo degli effetti avversi, Aziz Sheik e colleghi hanno studiato i casi di emorragie e trombosi,  che potevano essere messi  in relazione con le vaccinazioni, su un campione di 2,53 milioni di adulti scozzesi (57% della popolazione adulta dai 18 anni in su) che avevano ricevuto la prima dose dei vaccini (ChAdOx1 o BNT162b2) nel periodo di tempo compreso tra dicembre 2020 e aprile 2021.

    L’indagine ha confermato che il vaccino Oxford-Astra-Zeneca è associato ad un leggero aumentato rischio di porpora trombocitopenica autoimmune che causa lividi, petecchie in alcuni pazienti ed emorragie o manifestazioni patologiche diverse a lungo termine in altri, fino a 27 giorni dopo la vaccinazione. I casi stimati sono di 1,13 su 100mila vaccinazioni/prima dose.

    Le analisi confermano, quindi, che al vaccino AstraZeneca è associato un aumentato rischio, seppur piccolo, di trombi ed emorragie fino a 27 giorni dopo la vaccinazione.

    I risultati ottenuti, secondo gli scienziati, sono  tuttavia insufficienti per concludere, con certezza, che c’è un’associazione tra ChAdOx1 e la formazione di trombosi del seno venoso cerebrale, e cioè formazione di coaguli di sangue nelle vene cerebrali.

    Per quanto riguarda il vaccino BNT162b2, invece, lo studio non ha evidenziato alcun rischio aumentato di eventi avversi.

    Gli scienziati tengono a ribadire che quanto scoperto va inquadrato in un contesto sanitario in cui i benefici della vaccinazione con ChAdOx1 superano il rischio di ammalarsi con la forma più grave della Covid-19, soprattutto per le persone più fragili o anziane, o di sviluppare eventi avversi come quelli sopra descritti.

    Saranno necessarie, affermano, ulteriori ricerche, che coinvolgeranno persone più giovani, per poter valutare anche la risposta dell’organismo alla seconda dose dei vaccini.

     Rita Lena

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