VOI SIETE LEGGENDA, NOI SIAMO ANCORA QUA.

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    Stadio Olimpico

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    “Stasera voglio tornare a casa senza voce…da quanto tempo è che non torniamo a casa senza voce?” Ci si chiedeva ieri sera in Curva Sud. Erano in tanti, troppi per essere una partita tra vecchie glorie della storia romanista, di martedì sera, 29 dicembre e con un freddo e un’umidità che non si vedevano dall’inverno scorso.

    Erano in troppi a voler cantare, a voler perdere la voce, a voler sventolare bandiere e striscioni che in Curva non si vedevano da tempo: “Bello quello…te lo ricordi?”. Sono ritornati tutti per l’occasione, vecchie glorie del campo e vecchie glorie della Curva, in una serata di quelle che solo a Roma ne possono esistere di simili.

    Voi siete Leggenda è l’evento benefico organizzato da Vincent Candela e dall’associazione che presiede, la Trentadue Onlus, per raccogliere fondi volti a favorire la pratica dello sport da parte dei bambini disagiati. “La serata giusta per tornare tutti allo stadio” ha commentato lo stesso Candela, che – prima dell’inizio della partita- è voluto entrare in Curva, tra quelle bandiere che lo hanno proclamato “Civis Romanus”, come recitava uno dei tanti striscioni esposti ieri in Sud.

    Gli applausi non si contavano, i ricordi di chi quelle glorie le ha viste giocare tutte, dalla prima all’ultima, di chi – dietro quei capelli brizzolati – era in grado di riconoscere emozioni e immagini lontane, erano ancora più numerose; innumerevoli, poi, i racconti che un vecchio striscione poteva evocare, che una bandiera anni ’80 riusciva a ricreare.

    Tutto facile, ieri sera: se volevi entrare allo stadio bastava andare in biglietteria, pagare e ritirare il tuo tagliando. Non nominale, senza il bisogno di portare con sé doppio abbonamento, tessera del tifoso e quant’altro. Libero accesso agli striscioni, persino ai tifosi soggetti a Daspo.

    E quando entravano, le vecchie e nuove glorie si voltavano tutte a guardare la Curva, i più poggiandosi una mano sul cuore e indicando con l’altra i 15.000 tifosi accorsi per applaudire la storia giallorossa. Tra i tanti, Bruno Conti, Prohaska, Pruzzo, Righetti, Sebino Nela, Aldair, Tommasi, Zeman, Florenzi, De Rossi, Nainggolan e – ovviamente – l’acclamatissimo Totti, “glorie di un passato mai dimenticato, amore che il tempo non ha cancellato”.

    Una bella risposta a quanti si sono convinti che quella passione sia ormai evaporata, a quanti credono che lo stadio vuoto sia il sintomo di uno scollamento tra squadra e tifoseria, a quanti pensano che a Roma si sia persa la voglia di cantare. “Noi siamo ancora qua” diceva ieri sera la Curva, in una strana serata invernale, con una strana euforia che cercava di nascondere un’ancor più strana malinconia: quella nata dalla consapevolezza che forse non è la passione a sfumare; ma a sfumare è la possibilità di condividerla, quella passione. La malinconia di cantare con un muro in mezzo, che nonostante tutto sta ancora là, a dividere senza un motivo chi, semplicemente, vuole tornare a casa senza voce. Da quanto tempo non gli capitava?

    Chiara Di Paola

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