E’ arrivato il momento di decidere il destino della Serie A

Roma – Il campionato riprende o no? Se riprende, quando si tornerà in campo? Se non si riprende, cosa si farà con questo campionato? Tante domande e nessuna risposta. Da quando il campionato è stato ufficialmente bloccato dal Governo il 9 marzo scorso, nessuno è stato in grado di delineare un piano principale degno di nota e delle soluzioni alternative in caso di impossibilità di ripresa. Detto che fermare la giostra calcistica è stato un atto legittimo, oltre che doveroso vista la situazione, bisogna anche dire che la situazione è stata gestita molto male da tutte le parti in causa e che, arrivati al 29 aprile, è giunto il momento di prendere decisioni definitive.

Sono diverse settimane che si sta provando a mettere d’accordo la Federazione, la Lega, i vari Club e il Governo, ma al momento un accordo non è stato ancora raggiunto. Per settimane si è lavorato per fissare una data per la ripresa delle competizioni: prima il 4 aprile, poi il 4 maggio, poi fine maggio e infine metà giugno, quella che sembra essere una data limite, ma niente, vista la situazione sanitaria al momento non è ovviamente possibile fissare una data.

Nel frattempo, in mezzo a mille sfuriate e attacchi da una parte e dall’altra, tra presidenti, Ministri, virologi e addetti alla comunicazione, la Figc ha visto rigettare dal Governo il proprio protocollo sanitario, protocollo che avrebbe dovuto portare al ritorno alle attività: troppi dubbi sulle modalità di ripresa. Non solo il Governo ha dei dubbi, ma anche, ovviamente, i medici non sono convinti: i calciatori guariti saranno in condizione? Cosa fare se si trova positivo un calciatore? Come portare avanti i ritiri? E’ salutare giocare ogni tre giorni dopo quasi tre mesi di inattività?

Adesso ai piani alti del calcio italiano stanno lavorando per migliorare questo protocollo colmando le falle evidenziate da Ministri e scienziati, in modo da presentare una versione 2.0 del documento, nella speranza che si riesca a convincere chi di dovere a rilasciare il nullaosta per la ripresa degli allenamenti prima e delle partite ufficiali poi, ma stando alle ultime dichiarazioni ministeriali, la ripresa del calcio sembra sempre più lontana.

Appare ormai scontato che in caso di ripresa tutti i calciatori e i membri degli staff dovranno sottoporsi periodicamente a tamponi e test sierologici per controllare che non ci siano nuovi positivi e che la situazione sia sotto controllo. E qua nasce il dubbio: è etico destinare agli atleti tutti questi tamponi quando i cittadini addirittura faticano a farne uno? E’ etico privilegiare i calciatori quando alcune persone muoiono nell’attesa di un tampone? E’ etico sottrarre test sierologici alla comunità?

Opinione personale, questo campionato non può riprendere, non ci sono le condizioni base di sicurezza per svolgere le competizioni. Inutile raffazzonare il finale di questa stagione rischiando di compromettere la prossima. L’unico motivo per cui varrebbe la pena riprendere questa stagione è per evitare che i lavoratori dei Club, intesi come quelli che stanno dietro le quinte, ovvero magazzinieri, giardinieri e via dicendo, finiscano in Cassa Integrazione o peggio vengano licenziati. Per il resto, riprendere significherebbe correre un inutile rischio, sottraendo materiale sanitario alla comunità.

Giunti al 29 aprile deve essere stilato un piano definitivo e ben preciso. Se il Governo, di comune accordo con il Comitato Tecnico Scientifico, dovesse ritenere possibile una ripresa delle attività sportive professionistiche, allora si può fissare una data e ripartire in totale sicurezza, in caso contrario si deve apporre la parola fine sulla stagione 2019/20 e iniziare a programmare, nei limiti del possibile, la prossima annata calcistica. Con buona pace di tutti.

Andrea Trupiano