A tu per tu con Bruno Giordano

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    Ieri sera, nei pressi della facoltà di Giurisprudenza di Roma Tre, un grande frammento della vecchia Lazio è tornato alla ribalta. Il tutto grazie a ”Le Storie”, accogliente libreria-bistrot della zona, che ha permesso a Giancarlo Governi, noto giornalista, di presentare una delle sue ultime creazioni. Al suo fianco, serio e disponibile, il protagonista: Bruno Giordano.

    Bruno Giordano - Libro

    Bruno Giordano – Libro

    Il libro di Governi narra la vita del calciatore, cresciuto a pane e calcio nel cuore di Trastevere, luogo natio frequentemente ricordato dall’attaccante. Una vita, non a caso, sulle montagne russe. Un’esistenza unica al mondo, che ha visto grandi disfatte affiancate a incredibili gioie, come quando perse la sua tifosa numero uno, la madre, poco prima della vittoria dello scudetto con il Napoli.

    “Ciò che colpisce di Bruno è la sua universalità e il suo essere conosciuto ovunque, come se non avesse mai smesso di giocare”. In questo modo l’autore del libro introduce la conferenza di ieri, nella quale noi di Roma Daily News eravamo presenti. Abbiamo fatto alcune domande a Giordano, alle quali ci ha risposto in modo puntuale e cordiale:

    “Qual è il gol al quale sono più affezionato? Sicuramente quello all’esordio con la maglia della Lazio. Era il 5 Ottobre del 1975, lo realizzai al Ferraris contro la Sampdoria. Con quel gol la Lazio vinse. Non me lo scorderò mai. Quale giocatore della Lazio attuale vedrei bene nella Lazio nella quale ho giocato? Nessuno. I modi di intendere il calcio sono cambiati, così come i calciatori. Il mio rapporto con Maradona? Lui stravedeva per me, così come io per lui. Mi scrisse un telegramma quando mi infortunai, mi volle fortemente al Napoli. Quando giocavamo comprendere quello che aveva in testa non era facile, ma poi capii che con lui tutto era possibile”.

    Ieri, nel “mare magnum” di argomenti, abbiamo fatto un giro sulle montegne russe. Bruno ha parlato davvero di tutto. Dal rapporto con Manfredonia a quello con Chinaglia, dal processo che lo ha visto protagonista ai gol con la maglia della Lazio, sia quelli mancati che quelli segnati. Il tutto sulla falsa riga dei luoghi trasteverini, segni indelebili marchiati a fuoco sul suo cuore.

    Inizialmente serio, si è lasciato andare, facendosi abbracciare dall’affetto di una sala che scoppiava d’amore per lui. Governi ha descritto abilmente l’uomo, ma è difficile descrivere il calciatore in poche righe. Vincenzo Cerracchio lo ha abilmente definito come un ”9 e mezzo”, a cavallo tra il goleador di razza e l’eclettico funambolo.

    Ma nessuno meglio di un calciatore può descrivere un suo collega. Le parole scritte sul retro della copertina del libro non lasciano spazio alle interpretazioni: “L’unico giocatore nel quale mi sono riconosciuto, fra i tanti eredi che mi hanno affibbiato, è stato Bruno Giordano. L’ho visto giocare per la prima volta nel 1975, a Barcellona, in Coppa Uefa. Noi vincemmo facile, ma lui a 19 anni fece delle cose che solo i grandi giocatori sanno fare a quell’età. E ha continuato a farle per tutta la carriera. Un attaccante straordinario, il prototipo dell’attaccante moderno”. Firmato, Johan Cruijff.

    Chi è appassionato di pallone non può non amare Bruno Giordano. Puro e immenso talento calcistico, luce di un’epoca che oggi, purtroppo, ricordiamo con nostalgia.

    Tommaso Franchi

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