Le rubriche di RomaDailyNews - Tragedie in due battute

Tina Anselmi, partigiana (quasi) come mia zia

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    TINA ANSELMI

    TINA ANSELMI

    Tina Anselmi è morta nella notte a Castelfranco Veneto. E’ stata partigiana e deputata democristiana per una vita, nonché prima donna a ricoprire la carica di ministro. Nei giornali, come al solito, non si risparmiano le lodi alla defunta, mostrata come un’eroina dei tempi andati della prima repubblica. A me, la Anselmi come politica non è mai piaciuta, era schierata con la peggiore Dc. Come partigiana, non posso non confrontarla con mia zia Bruna Giora, staffetta partigiana, portaordini come la Tina. Della Tina partigiana le fonti non riportano alcuna azione notevole, ma finita la guerra ha saputo mostrare produttivamente la qualifica di resistente.

    Mia zia, lontanissima dai partiti, non solo da quello fascista, divenne partigiana, insomma portaordini, rischiando la pelle in bicicletta per le strade del Padovano, dopo aver sventato per sua sola, solitaria iniziativa una retata di partigiani, salvando così la vita anche al capo militare della resistenza nel Veneto, il generale Vedovato, poi diventato capo di Stato Maggiore dell’esercito. Finita la guerra, non le è mai venuto in mente di sfruttare il titolo di partigiana a suo vantaggio. A me ha insegnato una cosa: quando vai in un posto, torna indietro da un’altra strada, perché i tedeschi che t’hanno visto passare all’andata, t’aspettano al ritorno. E così, in suo ricordo, faccio ancora oggi, fregando i tedeschi in agguato.

    Arrigo d’Armiento

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