Incendio ucraino, 1914 o fuoco di paglia

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    DEFCON_CLI_part2.aviUn rapido giro delle fonti più disparate, da un articolo di Anne Applebaum sul Washington Post ad una serie di approfondimenti della “controinformazione” non allineata – Craig Roberts ad esempio, già membro dell’amministrazione Reagan – consente all’analista di produrre un’insalata di punti di vista e proiezioni ricostruttive sulla terza guerra mondiale “in nuce” che si incentra sul perno euroasiatico con inneschi in Ucraina e nel rapporto fra Stati Uniti e Cina nel mar cinese meridionale.

    E’ davvero un momento magmatico per le relazioni internazionali e, anche non volendo pensare a coincidenze cabalistiche, il 2014 potrebbe forse essere ricordato in futuro come il 1914: se nel senso de “l’anno in cui abbiamo evitato la terza guerra mondiale” o in quello de “l’anno in cui è scoppiata la terza guerra mondiale” (e, in questo caso, speriamo che sopravviva qualcuno per poterlo ricordare) si vedrà.

    Quel che mi preme, fatta “la tara” (mi si passi il gergo da bancarellaro) alle deformazioni ideologiche di questo o quell’articolista, è cercare di offrire al lettore alcuni elementi che ritengo consolidati e sui quali costruire un’analisi, con i limiti di una situazione che sta accelerando maledettamente negli ultimi giorni con sviluppi difficilmente prevedibili.

    Primo punto: Vladimir Putin è il male ed i democratici Ucraini vogliono solo godere del benessere dell’Unione Europea. Questa è quasi propaganda: Putin sta giocando una partita scaltra e cinica, ma difensiva, non offensiva, quanto alla “rivoluzione” in Ucraina e alla natura di “fantoccio di Mosca” del deposto presidente Yanukovich questi sono soltanto miti propagandistici. Yanukovich era tanto filorusso quanto la Tymoshenko filo occidentale e nessuno dei due aveva a che fare col concetto di democrazia più di quanto capitasse a Stalin o a Hitler, almeno non nel senso del parlamentarismo pluripartitico che noi conosciamo. Qui la dinamica è più semplice: o con la Russia o lontano (politicamente) dalla Russia.

    Secondo punto: c’è una rete geostrategica di interessi contrapposti che si intreccia proprio dalle parti di Kiev. Va dai desiderata di potenze relativamente declinanti (USA) a quelli di potenze relativamente emergenti (dottrina delle vie della seta cinese propugnata da Xi Jinping leader di quello che viene tradizionalmente definito “Impero di Mezzo”) e passa per le mai sopite frustrazioni belliciste di certi think-thank neo-con che a Washington sembrano aver ripreso peso ora che il secondo mandato di un pallido Obama volge al termine, facendo capolinea nelle prospezioni per la ricerca di gas di scisto in mano alla Shell proprio nella zona dei combattimenti fra filorussi e esercito ucraino.

    Terzo punto: finché c’è guerra c’è speranza. Per la NATO – che altrimenti sarebbe destinata a rimanere un orpello del passato e per la macchina industriale bellica euroatlantica che deve affrontare le conseguenze dei tagli al budget militare soprattutto in Europa.

    Quarto punto: Frau Merkel e i suoi pasticci. I tedeschi hanno creduto di giocare una partita scaltra in un crescendo di marchiana ambiguità che li ha visti passare da partner strategici dei russi (qualcuno ricorda dove è andato a lavorare l’ex cancelliere Schroeder dopo la fine della sua vita politica?), ricambiati dagli americani con lo scandalo degli spioni a Berlino, a vassallo euroatlantico allineato e coperto dietro le uscite da guerra fredda di Rasmussen costruite sul panico antirusso dei polacchi e dei paesi baltici, quando per la Georgia –dove nessuno cerca gas di scisto- soltanto pochi anni fa non si è mossa una foglia.

    In questa partita Putin ha appena giocato la sua carta migliore: dopo aver preso la Crimea per nulla, annuncia una intesa con Poroshenko per un cessate il fuoco bilaterale, auspicabile prodromo alla creazione di una regione cuscinetto che salvi capra e cavoli e che se non sarà una nuova Ossezia del Sud, sarà comunque una regione fortemente autonoma (sostanzialmente indipendente) di un’Ucraina dilaniata e federale.

    E se veramente finirà così sarà un bene per tutti o il  male minore.

    Un confronto militare in Europa Centrale fra l’orso russo ed i suoi ex satelliti sarebbe gravido di brutti ricordi dei vecchi tempi, quando il rombo dei missili intercontinentali faceva tremare il mondo.

    (Cosimo Benini)

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