La Dea Roma

Roma.
La Dea Roma.
Prigioniera troiana che si ribellò ad Enea. O era sua moglie? O addirittura era la consorte di Ascanio? Poco importa.
Roma, che forse viene dal greco e significa forza, o forse dall’etrusco Rumon, antico nome del Tevere. Un inizio divino eppure così incerto. Come l’incertezza dei giorni che stiamo vivendo.
A vederla oggi, piena di silenzio e di angoli spenti, di strade dove non si intravede l’ombra di una persona, tutti abbiamo esclamato: “Che meraviglia”.
Ma è davvero così? Cos’è una città senza la gente? Cos’è Roma senza le sue persone? Un museo a cielo aperto, ma senza visitatori, verrebbe da dire. Un pugno allo stomaco, per altri, che non aspettano altro che tornare a camminare per le sue millenarie strade.
E questo succederà presto, torneremo a vivere la nostra città, a passeggiare per i vicoli o a spazientirci all’ennesimo semaforo rosso.
Ma tutto tornerà come prima? C’è chi crede di no e chi lo spera. Perché forse Roma merita di più, merita di meglio. E se c’è qualcosa che abbiamo imparato in questo momento della storia dell’umanità, un momento sospeso nell’attesa, è che abbiamo perso di vista certe cose.
Il tempo e come lo si può vivere al meglio, come si può rendere ogni attimo unico e vivere qui e ora e non nell’ennesimo appuntamento del nostro calendario. E per questo, quando torneremo a vivere Roma, bisognerà prendersi il giusto tempo. Creare un ritmo nuovo, diverso, più umano. Per sentire la nostra città di nuovo viva. Viva attraverso i bar affollati, i mercati, anche i clacson, perché no?
Viva con i suoi dettagli, i momenti, perché conta piùil viaggio e non la meta. Daremo più importanza ai rumori, ai buongiorno, all’odore del caffè, al sole che filtra attraverso gli alberi su Lungotevere. All’anziano seduto fuori la sua bottega, all’uomo o alla donna che chiedono pochi spiccioli per un bicchiere di latte. Torneremo a respirare lentamente, e a goderci una giornata di sole, perché sì.
Quando tutto finirà, non dimentichiamoci quello che stiamo vivendo in questo momento, le sensazioni che stiamo provando, l’empatia, il desiderio di uscire, la voglia di vivere la nostra città. E non diamolo più per scontato.
Perché se Roma si sarà ricaricata, in questo tempo in cui noi abbiamo combattuto la nostra battaglia, arriverà il momento di tornare ad accompagnarla, nella sua immortalità.
Perché noi non abbiamo identità senza la nostra città.
E la nostra città non è Roma senza di noi.
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